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  ERRORI DI COSTRUZIONE DI UN AV - La Fotografia  
     
 

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Nel precedente articolo ho analizzato gli errori più comuni riguardanti alcuni aspetti che ritengo primari e fondamentali per un audiovisivo: il titolo, l'idea e la dinamica comunicativa.  

L'AV si sviluppa ovviamente mediante altri strumenti, pure fondamentali, sui quali a volte si rischia di effettuare scelte inadeguate o di commettere errori grossolani. Ripeto che esprimerò opinioni che derivano dalla mia personale esperienza e che, ovviamente, possono anche non essere condivise. Ben vengano dibattiti e approfondimenti.

LA FOTOGRAFIA: la mia estrazione è essenzialmente fotografica e inevitabilmente sono portato ad attribuire una grande importanza alle immagini. Per questo motivo, quando intraprendo una nuova opera, esamino con molta attenzione il materiale che ho a disposizione. Non ho alcuna esitazione ad ammettere che, se al ritorno da un viaggio, mi ritrovo fotografie di bassa qualità, cosa abbastanza frequente quando si è intruppati in gruppo, evito di fare un audiovisivo o magari realizzo un montaggio finalizzato alla famiglia o agli amici. Un piacevole ricordo della vacanza. Utilizzare foto belle è sicuramente una premessa per un buon successo.

Non è mio compito affrontare l'annoso e contorto quesito "perchè una fotografia è bella". Chi leggerà l'articolo avrà sicuramente opinioni ben più illuminate delle mie, ma voglio spendere due righe su un tipo di fotografia che attualmente imperversa e che racchiude in sé uno dei maggiori errori fotografici. Parlo di una foto perfettamente esposta, a fuoco, ben bilanciata, nel totale rispetto della regola dei terzi, dotata del "punctum" di Barthes ma .... banale. Siamo circondati, complici i social, da foto banali. Una enorme quantità di foto banali con una altrettanto enorme quantità di "mi piace".

Nell'AV "descrittivo" e in quello "estetico-creativo" (vedi notiziario n° 74 - pag. 12) la fotografia è fondamentale. Deve essere originale, deve essere super. Occorre evitare le ripetizioni che fanno addormentare lo spettatore. Ogni foto deve essere una nuova sorpresa, deve stupire e contemporaneamente deve suscitare empatia. Solo così si mantiene viva l'attenzione.

E' necessario rispettare una certa coerenza con l'argomento trattato, escludendo le immagini che non c'entrano anche se belle, vincendo la tentazione di mettercele tutte. Ricordiamo come è facile innamorarsi delle proprie foto, a cui talvolta siamo legati per situazioni ambientali o per stati d'animo relativi alla vacanza. In tal senso è facilitato chi realizza montaggi con foto di altri, svolgendo la funzione di regista.

Diverso atteggiamento si dovrà avere per gli Audiovisivi "con messaggio" (racconto audiovisivo). In questo caso la scelta delle foto dovrà essere funzionale all'idea, al messaggio e all'impianto narrativo. Dovremo prestare una particolare attenzione alla coerenza con il tema e con lo storyboard che ci siamo costruiti. Le fotografie, spesso costruite e realizzate da hoc, dovranno essere scelte in questa logica, per cui anche immagini banali o non particolarmente estetizzanti potranno diventare utili, importanti o addirittura fondamentali. A maggior ragione sarà necessario evitare foto non pertinenti.

Un errore decisamente grossolano è il passaggio da un formato di visione ad un'altro: qualche foto in 3:2, altre in 4:3, altre in verticale. Lo schermo risulterà percorso da linee sovrapposte, da zone nere, da fastidiose sovrapposizioni. Pensate se vedessimo corbellerie del genere al cinema o in TV! Va da sé che, scelto un formato di visione, lo si dovrà mantenere con coerenza, adattando tutte le immagini a quello. L'articolo di Giuliano Mazzanti Elementi del montaggio (Notiziario n° 75 pag. 14) affronta con chiarezza il tema dei formati di visione maggiormente utilizzati, mentre le modalità di inserimento delle fotografie verticali sono state da me esaminate nei notiziari n° 66 pag. 17; n° 67 pag. 16; n° 68 pag. 17.

Discutere sul legittimità del ricorso alla post-produzione potrebbe portarci molto lontano. Del resto le sue origini risalgono a ben prima dell'epoca digitale. Praticata da Adams, Koudelka, Salgado e da tanti altri, è un gran bel divertimento, ora alla portata di tutti, che permette di correggere errori e di migliorare la qualità dell'immagine.

Attenzione che una post-produzione "grossolana" con cieli color mutanda, sfocature improponibili, fotomontaggi assurdi sono errori fotografici che creano altrettanti "traumi visivi" e faranno scadere la qualità del nostro audiovisivo.

Proseguirò sul prossimo numero del notiziario, analizzando gli errori di colonna sonora e di regia.

 

 
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