Gli
errori più “grossolani” di costruzione della colonna sonora sono
stati da me trattati nel Notiziario n° 77 (pag. 10-12). Nello stesso
numero (pag. 13-14), Giuliano Mazzanti ha realizzato una bella analisi
generale del tema, affrontando anche aspetti più specifici: i rumori, il
parlato, i silenzi.
Poco
da aggiungere. A proposito del testo recitato, a completamento di
quanto già esposto, vorrei ricordare che, quando “entra” il testo, il
volume della musica va necessariamente abbassato, per consentirne la
comprensione. La variazione di volume deve avvenire in modo graduale e
armonico, scegliendo possibilmente un “momento musicale” di relativa
pausa. Far entrare il testo nel bel mezzo di un crescendo musicale può
creare forti disarmonie.
Suggerisco di dividere il testo recitato in brevi frasi, mediante il
programma di montaggio, e di inserirle sul brano musicale al momento
opportuno, eventualmente realizzando un “remix” del brano musicale
stesso. Questa operazione, abbastanza complessa, richiede un software
dotato di più piste audio e … molta pazienza. Un risultato di remix si
può vedere nell’AV “Ognuno è solo”
https://www.youtube.com/watch?time_continue=7&v=c1mVKR_g224
ove ho creato una alternanza tra testo recitato e note del pianoforte
nella prima parte, testo e crescendo di violini nella seconda parte. Per
ottenere questo, il brano di Morricone è stato remixato sulle piste di
m.objects.
![](Ognuno-è-solo-con-logo.jpg)
Utilizzare brani poetici costituisce un rischio, perché spesso
sono poco immediati e di difficile comprensione. Certamente la poesia è
dotata di una musicalità intrinseca e questo è un valore aggiunto, ma, a
volte, non è sufficiente, per cui si può generare quell’antipatico
effetto ping pong descritto nel mio articolo precedente a
proposito dell’impiego di canzoni con testo difficile. La mente rimbalza
tra immagini e testo, cercando disperatamente delle attinenze che non fa
in tempo a trovare per lo scorrimento veloce della sequenza. Il disagio
è inevitabile. L’autore spesso non si rende conto di questi problemi
perché ha ascoltato la poesia mille volte e la conosce benissimo ma non
è così per lo spettatore.
Anche
un testo eccessivo e incalzante può risultare invadente e quindi
penalizzare l’opera. Personalmente preferisco poche frasi incisive e un
adeguato spazio alle immagini. Di segno opposto la tendenza di tanti
audiovisivi francesi caratterizzati da lunghi testi, talvolta
opprimenti. In questo noi italiani, per fortuna, siamo meno ciarlieri e
lasciamo respirare lo spettatore.
Gli
audiovisivi che riguardano un viaggio possono essere impostati in modo
fortemente narrativo e il testo può diventare molto utile per descrivere
luoghi e raccontare situazioni. Attenzione però ai contenuti banali,
scontati, stereotipi. Occorre uno sforzo per raccontare cose nuove,
originali, che arricchiscano lo spettatore.
![](Bolondi-1.jpg)
Altre
volte autori di audiovisivi di viaggio cercano di trasmettere emozioni
attraverso le loro immagini. In questo caso sono sufficienti poche frasi
incisive oppure, perché no, brevi testi di autore inerenti l’argomento e
le emozioni che si vogliono trasmettere. Un esempio straordinario è
rappresentato dall’audiovisivo COME IN UNA FAVOLA di Ivano Bolondi, un
vero e proprio testo didattico per tutti noi:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=K_379vtJBz8
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