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ERRORI DI COSTRUZIONE DI UN AV

MONTAGGIO E REGIA

 

 
     
 

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Ho piacere di concludere la serie di articoli sugli errori di costruzione, affrontando il tema del montaggio e della regia. Ho trovato una bella definizione (1) proposta da Antonio Mangiarotti, che riporto come omaggio ad un grande autore e ad un caro amico: “Con il montaggio e la regia si assemblano l’idea, la fotografia e la colonna sonora. Potrete avere avuto una meravigliosa idea, avere fatto delle fotografie perfettamente coerenti con la vostra idea e una bellissima colonna sonora, ma se il vostro montaggio e la vostra regia non legano perfettamente il tutto, avrete lavorato per nulla. Il montaggio è per l’audiovisivo come la regia per un film, è il modo che userete per raccontare la vostra storia, è come scrivere un racconto, e a questo proposito curate in maniera precisissima la sincronizzazione della colonna sonora con le immagini. Altrimenti sarebbe come leggere un racconto senza punteggiatura. Con la regia voi decidete quali immagini usare, con il montaggio decidete come e dove metterle nel vostro progetto …. Usate i muscoli ma non lo fate vedere, usate la mente e fatelo vedere.” 

Di fronte a scelte così importanti per la buona riuscita della nostra opera, saremo ovviamente attenti a cosa fare ma, a volte, rischiamo di trascurare un aspetto altrettanto importante: cosa NON fare, un insieme di piccoli dettagli, ovvi per gli esperti, che rischiano di far cadere la qualità dell'AV facendolo apparire poco professionale.

BUIO INIZIALE: proprio come al cinema, 5-6 secondi di buio prima della comparsa di musica, titolo e immagini sono indispensabili per attrarre l'attenzione dello spettatore e permettergli di riporre i pop corn che sta sgranocchiando senza rovesciare il bicchierone. Ovviamente, la colonna sonora deve iniziare prima della comparsa delle immagini e non viceversa.

LA PAROLA FINE: è stata abolita ormai da decenni dalla cinematografia. Le ultime apparizioni della famigerata parola FINE risalgono ai tempi di Tom e Jerry ma, purtroppo, imperversa ancora negli AV. La sequenza di immagini e la partitura musicale con toni "conclusivi" devono costituire il finale che è sempre importante perché lascia il ricordo dell'opera. Doveroso (indispensabile per i concorsi DiAF) indicare i crediti: l’autore delle foto, del montaggio, gli autori dei brani musicali utilizzati con eventuali ringraziamenti ai collaboratori o al circolo di appartenenza.

DURATA NON IDONEA AL CONTESTO: tanto si è detto sulla durata dell’AV e sulla capacità di attenzione dello spettatore che notoriamente non supera gli 8 minuti ma l’ambiente in cui si proietta e gli organizzatori della manifestazione hanno precise aspettative. Non possiamo liquidare un folto pubblico di una rassegna di viaggi con un AV di tre minuti. In queste circostanze sono accettate opere di durata superiore anche ai 15-20 minuti. Esattamente il contrario se siete invitati in circolo fotografico, di fronte ad un pubblico di esperti. Un approfondimento, leggendo l’articolo intitolato Il Contesto che ho dedicata a questo argomento, pubblicato sul Notiziario n° 69 (2).

FORMATI DIVERSI: chi, come me, viene dal mondo della diapositiva ricorderà le antipatiche "croci", nel passaggio da DIA orizzontali a verticali. Ho già trattato l'argomento del formato verticale (3) e tante altre informazioni le troverete nei Notiziari 75 e 76 in articoli di Giuliano Mazzanti, ma a volte tocca di vedere sequenze che alternano il formato 4:3 con il 3:2, con il quadrato, con il verticale in una macedonia di formati che creano un turbinio di righe sui margini del fotogramma e forte sconcerto.

ZOOMATE E PANORAMICHE: come è noto devono essere finalizzate. Ogni effetto deve avere una precisa motivazione e pertanto va utilizzato con discrezione, solo quando è necessario. La zoomata invita a cogliere un dettaglio della inquadratura ma taluni la utilizzano come moto perpetuo, in un va e vieni che ad alcuni concilia il sonno mentre ad altri provoca il mal di mare.

TESTI SCRITTI: l'impiego di testi esplicativi richiede particolari attenzioni. Errori comuni sono rappresentati dall'utilizzo di caratteri molto piccoli, illeggibili per chi è in fondo alla sala, magari con Fonts non adatte al tema dell'AV. Il testo deve essere breve, incisivo, facilmente comprensibile e rimanere sullo schermo il tempo giusto per la lettura. Indicativamente un tempo adeguato per la comprensione si ottiene leggendo il testo per tre volte. Suggerisco di evitare testi troppo descrittivi e didascalici che di solito risultano banali e scontati.

RITMO: è una delle componenti chiave per mantenere viva l'attenzione ed è strettamente connesso alla colonna sonora. Questa, a sua volta, va scelta in funzione del contenuto e del significato della nostra sequenza. L'errore più comune è la monotonia che rischia di far addormentare il pubblico con dissolvenze sempre uguali e ripetitive, senza cambiamenti di scena e senza conseguenti cambiamenti di ritmo. Se, al contrario, l'AV è stato costruito sulla colonna sonora, sarà la sequenza di immagini a seguire il ritmo musicale. Chiudo con SWING una magnifica lezione di ritmo di Antonio Mangiarotti: https://www.youtube.com/watch?time_continue=18&v=dFZm4GHhbtQ

Riferimenti:

(1) Montaggio e Regia di Roberto Puato: http://www.fiaf.net/diaf/montaggio-e-regia/

(2) Il Contesto di Gianni Rossi: http://www.fiaf.net/diaf/wp-content/uploads/2015/09/NotiziarioAV69.pdf

(3) Il formato verticale nell'AV fotografico di Gianni Rossi: http://www.fiaf.net/diaf/wp-content/uploads/2015/03/NotiziarioAV67.pdf

Regia e montaggio nell'AV fotografico di Giuliano Mazzanti: http://www.fiaf.net/diaf/wp-content/uploads/2014/11/NotiziarioAV_66m.pdf

 

 
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