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IL COLORE RACCONTATO DAGLI AUTORI (2022)

 

 
     
 

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Ai famosi tre piedi dello sgabello che compone l’audiovisivo (Immagini, Musica, Regia) penso che se ne dovrebbe aggiungere uno nuovo, il COLORE. Molti autori di età attempata sono ancora fortemente legati al condizionamento che la diapositiva imponeva in epoca pre-digitale: l’immagine scattata doveva assolutamente riprodurre la realtà conservando la massima fedeltà dei colori. In caso contrario la diapositiva veniva immancabilmente cestinata e si cercava un nuovo laboratorio di sviluppo per il successivo rullino.

Questo mito della fedeltà dei colori si è sgretolato pian piano con l’avvento del digitale e con il perfezionamento dei programmi di post produzione. Il laboratorio di sviluppo ora è nel proprio computer e consente di ottenere soluzioni cromatiche estremamente varie. I software di post produzione si sono attrezzati in questa direzione e da tempo anche le App dei cellulari hanno dotazioni sofisticate di grading color.

Già da anni alcuni autori di Audiovisivi hanno intuito che il colore può essere un potente mezzo di comunicazione, in grado di trasmettere emozioni al pari della musica, per cui sono apparsi qua e là opere caratterizzate da evidenti viraggi cromatici. Ho preso contatto con alcuni di loro chiedendo di raccontare le loro riflessioni, le difficoltà, le motivazioni che hanno portato a queste scelte. Ed ecco come gli autori raccontano il colore.

 


Umberto Sommaruga - LA PROMESA (2012) -https://youtu.be/rJ0fTjealek

“Prediligo il BN, ma so che il colore è davvero potente, se usato bene. In origine la scelta cromatica è stata fatta per superare un impasse tecnico rappresentato da scatti notturni, diurni, con luce al tungsteno o luci fluorescenti. Impossibile correggere le dominanti incrociate in ripresa e molto complicato farlo in postproduzione. Sarebbe stato più semplice tornare al mio “vecchio” B/N, ma nel mio intendimento le immagini dovevano emozionare più che proporre un reportage e il colore mi era necessario.

A quei tempi (prima versione del 2012) conoscevo superficialmente Photoshop e mi affidai ai predefiniti di Lightroom. Per tentativi trovai il risultato che cercavo, che da qualche parte era residente nella mia mente. Fu l’inizio di uno studio del colore e del color grading che mi ha portato a posteriori a comprendere meglio il valore di una scelta che fu, in primis, istintiva.

I colori desaturati accentuano la chiarezza dei contorni e la drammaticità dell’evento. Prevalgono i toni caldi (bruno e arancio) che, oltre a riproporre l’atmosfera immaginaria cubana, creano empatia e interesse. Punte di verde/blu fanno da contrappunto creando sorpresa e accentuando la drammaticità quando necessario. Nelle due versioni successive, più conscio del valore del color grading, ho lievemente accentuato un passaggio ai toni caldi nella parte centrale dell’audiovisivo, ritmata dal respiro e ricca di azione, lasciando all’introduzione, più statica, desaturazione e qualche tono freddo. La chiusura vira ai toni del blu/verde, a suggerire una sospensione drammatica. Tutto finisce col treno che si allontana, ma la Promesa ci sarà anche l’anno seguente”. Umberto

 


Diana Belsagrio - GLI AMANTI, LA LUNA, IL BAGATTO (2019)

https://youtu.be/Jhcy_Qlb0i0

“La storia raccontata inGli Amanti – La Luna – Il Bagattoha diverse chiavi di lettura: narrativa,  simbolica/esoterica, psicologica ed emotiva. Quest’ultima dimensione viene sviluppata attraverso un preciso uso dei colori, che sono stati scelti per raccontare il cambiamento degli stati d’animo della protagonista.

L’emotività non è una condizione oggettiva perciò è più efficace stimolare l’immedesimazione dello spettatore trascendendo la logica e puntando, piuttosto, sull’aspetto istintivo, che ha un immediato riscontro in chi osserva.

Nell’audiovisivo, le fasi della storia sono suddivise in capitoli definiti da uno specifico viraggio. Le emozioni sono comunemente collegate a una determinata tinta cromatica ed è dunque facile comprenderle se riusciamo a visualizzarle: il giallo richiama la felicità, il bianco il pessimismo e il freddo sentimentale. Il blu è la paura, l’ansia, l’incertezza davanti all’ignoto; il rosso è la tinta della rabbia e ben si presta a rendere riconoscibile il desiderio di vendetta e di ribellione.

In questo modo è possibile percepire cosa prova la protagonista in quel determinato momento e anche prevedere la sua evoluzione tramite alcuni indizi: l’ultimo fotogramma di ogni sezione vira, per esempio, nel colore del capitolo successivo e alcuni elementi di colore inatteso (la luna rossa dentro la sequenza bianca, oppure – nella fase rossa - la fotografia che diventa in parte bianca e in parte gialla) forniscono una chiave di lettura su quello che accadrà.

Tali scelte non sono un espediente estetico, ma sono appositamente studiate per rinforzare il messaggio trasmesso e per favorirne l’interiorizzazione da parte del pubblico, accompagnandolo nel racconto”. Diana.

 


 

Gianni Rossi

LA RAGAZZA DEL NEW JERSEY (2014)

https://youtu.be/Y2f_0r-_gi0

 

“Jersey Girl, di Tom Waits, del 1980 è la storia semplice di una ragazzo dei bassifondi di NYC che decide di lasciare gli amici balordi perché si è innamorato di una ragazza nel New Jersey con cui va in spiaggia, sulle giostre e che forse un giorno sposerà. Due realtà a confronto: i bassifondi di una città e un sogno d’amore.

La canzone che fa da colonna sonora è molto coinvolgente come melodia e timbro vocale. Ho inserito brevi spot di testo in modo discreto, per facilitarne la comprensione.

 

L’idea di fondo è che la ragazza del New Jersey in realtà non esiste ma è una metafora del nostro quotidiano, la nostra speranza di una vita diversa, appassionata, di cui innamorarsi: Ognuno di noi, in fondo al cuore, vorrebbe staccare la spina, attraversare il ponte e raggiungere la sua ragazza del New Jersey.

 

La ragazza del New Jersey.jpgMi è risultato inevitabile sottolineare i due temi contrapposti con precise scelte di colore. Un B/N fortemente contrastato rappresenta le strade, i pub fumosi, le sale gioco, animate da personaggi improbabili. Ed ecco che, dagli sguardi inquietanti, la musica, inizialmente cupa, si apre, in uno splendido crescendo, sui tenui colori della spiaggia, volutamente evanescenti, dove gli innamorati si tengono per mano e dove vivono il loro sogno ma forse anche il sogno di tutti noi.

 

Assecondando il testo semplice ma soprattutto la melodia, tornano le bettole e le prostitute dell’8° strada ma, ancora una volta, il B/N sfuma lentamente nel colore del ponte che conduce dalla cupa realtà ai fuochi d’artificio del luna park, dove le tonalità flou delle gonne svolazzanti ci parlano di amore e ci fanno dimenticare per qualche momento i nostri affanni”. Gianni

 


 

Paolo Cambi - PER SEMPRE BAMBINI (2015) - https://youtu.be/GvLQhEF7ZtM

“Nel realizzare “Per sempre bambini” volevo portare lo spettatore indietro nel tempo, fargli rivivere piccoli frammenti di vita quotidiana, fargli sentire i canti e percepire i pensieri dei bambini in un tranquillo villaggio francese nel giugno del 1944. Da lì a poco sarebbe arrivata la tragica violenza della guerra: io non volevo rappresentarla con le rovine dei giorni nostri, volevo ricollocarla vicina a quei pensieri e a quel canto… volevo riavvicinare, indietro nel tempo, il prima e il dopo la rappresaglia. Ho allora “invecchiato” le immagini con l’uso di grana e di viraggi di colore, come se la lente temporale attraverso il quale si guarda, pur sporca, impolverata dagli anni, ci facesse vedere le scene di allora.

Non bastava una semplice desaturazione, e per questo ho sbiadito i colori in modo specifico e simbolico: l’azzurro del cielo è scomparso, perché non ci può più essere un cielo allegro su Oradour; di verde rimane poco, perché il verde è vita, e la vita è stata tolta; restano gli oggetti inanimati: il grigio sporco delle pietre e il rosso spento dei mattoni e del ferro arrugginito.

La sottrazione del colore, il perdersi dello sfondo, hanno fatto risaltare ancora di più le luci che rappresentano la presenza non più fisica dei piccoli protagonisti. Fino al momento in cui ogni colore si fonde là , dove tutto è luce”. Paolo

 

 

 
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