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Finalmente la
meta tanto sognata, uno dei “top ten”. Abbiamo progettato il viaggio
da soli, proponendo poi l’itinerario alla agenzia ALERAMO VIAGGI di
Asti, gestita con grande perizia dall’amico Gino Lizzi (www.aleramoviaggi.com).
Qualche piccola necessaria modifica all’itinerario e siamo partiti.
Il nostro
gruppo di sei persone ha avuto a disposizione una auto da 11 posti
con autista, una guida “logistica” che ci ha seguito giorno per
giorno, risolvendo tutti i problemi in cui siamo incappati (un
ringraziamento ad Armonia), una guida turistica di lingua italiana
in ogni località visitata, ottimi alberghi già prenotati, la notte
sul lago Titicaca, gli ingressi a musei e siti archeologici, il volo
aereo interno (Cusco-Puerto Maldonado-Lima), il soggiorno nella
foresta amazzonica. i pasti volutamente a carico nostro. Il
programma stabilito è stato rispettato perfettamente. Decisamente
contenuto il prezzo del pacchetto. Consiglio vivamente di rivolgersi
ad Aleramo Viaggi che ha dimostrato grande competenza e serietà. |
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** da non
perdere; * discreto; nessun asterisco: interesse scarso - 4 soles =
1 euro
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1 venerdì:
con discreta puntualità siamo partiti dall’aeroporto di Bologna alle
6,30, con volo Lufthansa.
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N.B.
Segnalo che è possibile utilizzare il parcheggio aeroportuale di
Bologna P4 (80 € per 3 settimane) ottenendo questo prezzo favorevole
solo se la prenotazione del parcheggio è avvenuta tramite
l’agenzia turistica che ha prenotato il volo (il prezzo senza tale
prenotazione sarebbe 140 €). Occorre consegnare all’ingresso nel
parcheggio e anche al ritorno la conferma di tale prenotazione per
usufruire dello sconto. |
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Tappa a
Francoforte alle 8,15 poi a Caracas alle 21.45 (ora italiana). A
Lima alle 20.25 ora locale (3.25 ora italiana per differenza di fuso
di 7 ore). Agli arrivi siamo stati accolti da Armonia, la guida
italo-peruviana destinata dalla agenzia come accompagnatrice
logistica per tutto il viaggio. L’auto, un pulmino da 11 posti con
autista, ci attendeva nel parcheggio per condurci all’Hotel
Libertador, un buon 4 stelle con abbondante prima colazione. |
2 sabato:
L’agenzia turistica, oltre a
fornirci una accompagnatrice logistica, ci ha messo a disposizione
una guida turistica in ogni tappa del nostro itinerario. Un
trattamento di vero riguardo. LIMA*, pur essendo sul mare, ha un
clima pessimo e il cielo è per lo più grigio, con nebbiolina, grande
umidità ed alto tasso di inquinamento.
Il MUSEO
NACIONAL DI ARCHEOLOGIA, ANTROPOLOGIA E STORIA**, nel quartiere
Pueblo Libre si trova nella Villa di Jose De St. Martin e di
Simon Bolìvar, liberatori della Bolivia e del Perù. Si tratta di
un bell’edificio del 1600 che ora contiene ricostruzioni storiche e
reperti archeologici di notevole interesse, vasi e ceramiche per lo
più. Una scaletta conduce ad una cripta nella quale sono raccolti
oggetti preziosi in oro di epoca incaica. La visita del museo
richiede circa 1 ora e ½. Poco lontano dal museo si può visitare la
chiesa di St. Magdalena, interessante solo per le decorazioni di
alcuni altari all’interno.
Lima è una
megalopoli di 8 milioni di abitanti. Nonostante si trovi sul mare,
il cielo è coperto in ogni stagione da una densa foschia di smog.
Manco a dire, il traffico è notevolmente caotico. La vasta periferia
alterna quartieri moderni ad aree di povere case e il centro
storico, intorno alla vasta Plaza de Armas, è in definitiva
abbastanza piccolo. Nel cuore della città prevalgono case coloniali
a due piani, in stile spagnolo, tradizionalmente costruite in fango
e bamboo a scopo antisismico, e poi intonacate. La tradizionale
passeggiata va da Plaza St. Martin a Plaza de Armas,
chiusa da un lato dalla Cattedrale del 1500 (interno sobrio e poco
appariscente) e dall’altro dal Palazzo del Governo. Per combinazione
siamo capitati al momento del cambio della guardia, con tanto di
sfilata di militari e fanfara. Poco lontano il MONASTERO DI S.
FRANCISCO**, la cui visita è particolarmente interessante. Accanto
alla chiesa un grande chiostro le cui colonne sono ancora inclinate
da terremoti del passato. Inevitabile la visita alle famose
Catacombe, nelle quali alcuni ambienti sono stati adibiti ad
ossario.
Uscendo in
auto dalla città ci si imbatte in vasti quartieri di case
coloratissime addossate alla collina. Sono disposte una sull’altra
apparentemente senza alcuna logica e sono unite da lunghe scalinate
gialle. L’amministrazione comunale ha voluto decorare le abitazioni
con colori sgargianti, forse per camuffare la grande miseria di
queste favelas, addirittura prive di impianti idrici.
A pochi Km da
Lima abbiamo visitato il Complesso Archeologico di PACHACAMAL, con
resti di templi a forma di piramide. Il Tempio del Sol è il
meglio conservato. Per il resto si tratta di cumuli di rovine per
cui la visita (circa 1 ora) risulta di scarso interesse. Siamo
ripartiti nel primo pomeriggio, dopo uno spuntino al bar, seguendo
la PANAMERICANA*, la lunghissima strada costiera in direzione sud.
La costa desertica è caratterizzata da belle insenature e i pochi
villaggi hanno un aspetto alquanto misero. Abbiamo percorso circa
230 Km fino al villaggio di PARACAS che abbiamo raggiunto verso le
18:00. Al ristorante Bahia, sul mare, abbiamo assaggiato il
mais abbrustolito al sale, come antipasto (canchita) e
abbiamo cenato ottimamente a base di pesce (7,5 € a persona = 30
soles). La notte presso l’Hotel El Condor, vista mare, con
una piccola piscina ed una prima colazione molto scarsa.
3 domenica:
Verso le 8:00, al porto di Paracas, ci siamo imbarcati su lunghi e
veloci motoscafi per l’escursione alle ISOLE BALLESTAS**, le
cosiddette “Galapagos dei poveri”. Lungo il percorso una tappa
obbligatoria è rappresentata dall’enorme e misterioso graffito
addossato alla montagna denominato IL CANDELABRO**. L’arcipelago è
composto da numerosissime isole dai contorni molto frastagliati, con
insenature, grotte e suggestivi archi naturali.
Sono
letteralmente ricoperte di guano, in pratica escrementi dei
volatili, in gran parte cormorani, che hanno nidificato in questa
area. Inevitabilmente sorgono qua e là strutture dedicate alla
raccolta e alla lavorazione di questo materiale che viene
trasformato in un ottimo fertilizzante, voce rilevante nella
economia peruviana. Altre isole sono abitate da intere famiglie di
pinguini e da numerosissimi leoni marini. Le imbarcazioni, con il
motore al minimo, si avvicinano agli anfratti rocciosi e pertanto
risulta estremamente facile fotografare questi pigri animali. Al
ritorno abbiamo avvistato numerosi delfini. L’escursione richiede
circa un paio d’ore.
Dopo una sosta
nel porticciolo, in auto abbiamo raggiunto la RISERVA DI PARACAS**.
La visita è stata facilitata da una guida turistica tanto colta
quanto trasandata. Il piccolo museo naturalistico ci ha delineato le
caratteristiche e i pregi della riserva, dopodiché ci siamo spostati
lungo alte falesie, con stupendi panorami. Nel cielo due parapendio
completavano lo scenario. Poco distante abbiamo trovato spiagge
rocciose con sabbia rosso vivo ed una piccola baia dove abbiamo
fotografato il volo dei pellicani, spaventati dai sassi lanciati da
Francesca.
Una parte
della riserva è totalmente desertica. Alte dune di sabbia, a perdita
d’occhio, si affacciano addirittura sul mare. Una visita tranquilla
con passeggiata e foto fino alle 14,30, poi, dopo un pranzo frugale
a base di arance, di nuovo in direzione sud, sulla Panamericana, tra
dune e campi coltivati a cipolle, carciofi e asparagi. Finalmente è
uscito il sole.
In breve siamo
arrivati a HUACACHINA*. Il piccolo villaggio è una località
turistica intorno ad un laghetto con palme, circondato da alte dune
di sabbia. La specialità della zona è il “sandsurf”, cioè la discesa
dalle dune con la tavola da surf. Il costo della escursione è di 40
soles (10 euro) che comprendo il noleggio della tavola e il
trasporto con strani dunebuggy in cima alle dune. Scendere non è
semplice: chi conosce la tecnica dello snowboard si può cimentare.
Per gli altri conviene scendere seduti sulla tavola a mo’ di
slittino. Dall’alto delle dune il paesaggio spettacolare è comunque
garantito. Forse ho sottovalutato quest’ultimo aspetto e mi sono
limitato a qualche fotografia intorno al laghetto. Elena e Francesca
sono rientrate dopo un’ora insabbiate e soddisfatte. Dopo una breve
sosta nel villaggio di ICA (bella piazza circondata da un porticato
e bassi edifici coloniali), abbiamo recuperato la panamericana e
alle 19:10 siamo arrivati a Nazca. In questo tratto di strada si
attraversano zone semidesertiche e zone coltivate a fichi d’india.
In lontananza alte montagne illuminate dalla luce del tramonto.
Ci siamo
sistemati presso l’Hotel La Casa Andina, molto bello, con
camere affacciate su un chiostro arredato con enormi piante grasse e
palme (ottima la prima colazione). Abbiamo cenato al ristorante
El Porton ascoltando musica afro americana e andina spendendo 30
soles a testa (7 €). Tutto quello che rappresenta la tradizione
andina viene definito quechwa (si pronuncia checiua).
Parleremo pertanto di “popolazione, musica, abbigliamento ecc.
quechwa”. La nostra guida Armonia, di padre peruviano, è stata
una prezioso aiuto per capire usi e tradizioni dell’intero paese.
Proprio qui abbiamo assaggiato il Pisco sour (pisco sur),
grappa d’uva con cannella, limone, angostura e ghiaccio tritato.
4 lunedì:
Nonostante la sveglia alle
6,45, il breve itinerario in auto (15 min) e la prenotazione
effettuata in anticipo, siamo stati preceduti da altri gruppi e
abbiamo volato sulla vallata di NAZCA** alle 8:30, in una splendida
giornata di sole. I piccoli aerei a 4 posti partono in rapida
successione sorvolando un territorio semidesertico, attraversato
dalla Panamericana e costellato di centinaia di linee misteriose e
strani graffiti giganteschi, indicati con nomi suggestivi: il
condor, la scimmia, l’astronauta. Il pilota compie virate sui
principali, piegando l’aereo per permettere una visione perfetta da
entrambi i lati. Per fotografare è opportuno sistemarsi davanti, al
suo fianco. Anche il paesaggio di montagne e dune è notevole.
Nessuno di noi ha lamentato problemi di nausea o vomito. Il volo,
non compreso nel pacchetto della nostra agenzia, costa 70 € a testa
+ 20 soles di tassa aeroportuale. Gli aerei non partono in caso di
maltempo, vento forte o nebbia. Se la giornata è bella è una
esperienza davvero indimenticabile e da non perdere.
Nei pressi
della città abbiamo effettuato una breve quanto inutile sosta in una
vicina zona archeologica. Di rilievo gli ACQUEDOTTI di epoca incaica,
costruiti con canalizzazioni in pietra e vasche a spirale. Da non
perdere invece il MUSEO ANTONINI**, con vari reperti di vasellame e
utensili. Alcune vetrine espongono crani traforati, il trattamento
riservato dagli incas ai loro nemici. Sono state ricostruite alcune
tombe che ospitano mummie dell’epoca, nella tradizionale posizione
fetale. La città di Nazca conta circa 80.000 abitanti. E’ caotica e
poco turistica. Non abbiamo visitato l’antico cimitero della città,
pare molto interessante.
Verso
mezzogiorno, dopo un rifornimento di frutta, ci siamo diretti verso
Arequipa. La costa in questo tratto è alta e frastagliata e a tratti
sabbiosa. Pochissimi villaggi costituiti da povere case in muratura
e molte in lamiera ondulata e canna. Il tenore di vita in questi
territori sembra essere particolarmente scarso. A Camanà la strada
si allontana dalla costa procedendo verso l’interno e salendo
progressivamente di quota. Siamo arrivati ad Arequipa alle 20:30 e
ci siamo sistemati presso l’Hotel Casa Andina (bello nel
complesso, con ottima prima colazione ma piccola la camera). Abbiamo
cenato poco distante al ristorante El Porton (via S.
Francisco, 303) a base di ottimo alpaca con “quinua” (chinua
– cereale finissimo utilizzato come riso o come zuppa). Elegante,
buona musica, 176 soles in tutto (circa 7,5 euro a testa).
5 martedì:
La visita ad AREQUIPA** non poteva che iniziare dal Mirador,
una collina che permette la veduta di parte della città dall’alto.
Intorno, una grande estensione di coltivazioni a terrazzo,
denominate “andenes” e in lontananza alte vette costituite dai tre
vulcani (El Misti, Chachani, Pichu Pichu) che dominano questa città.
Nei pressi di
Plaza des Armas da non perdere la IGLESIA DELLA COMPANĨA**, con
bella facciata e all’interno numerosi altari barocchi. Una nicchia
conduce alla Cappella di St. Ignacio, interamente affrescata
e di notevole pregio. All’esterno un interessante chiostro,
prospiciente alla chiesa, interamente adibito ad ospitare negozi.
PLAZA DE ARMAS, il cuore della città, è molto animata. La struttura
è semplice e la ritroveremo nella altre città peruviane: porticati
sui quattro lati, un parco con fontane al centro e da una parte la
Cattedrale che non è particolarmente interessante.
Il MONASTERO
DI SANTA CATALINA** è sicuramente la vera attrazione di Arequipa.
Risale al 1600 ed ospitava suore di clausura. E’ una vera e propria
città nella città, circondato interamente dalle mura e dotato di
strade, chiostri, chiese e naturalmente gli alloggi delle suore con
appartamenti, cantine, granai, cucine. Necessaria la visita guidata
per non perdersi nel labirinto di viuzze. Molti appartamenti
arredati sono stati trasformati in un museo. Ora le poche suore
rimaste abitano una piccola parte della struttura. Molto
caratteristico il colore blu e arancio degli edifici. Una visita
assolutamente da non perdere.
Dopo aver
pranzato in un locale caratteristico in Plaza des Armas, abbiamo
raggiunto il MUSEO DE SANTUARIOS ANDINOS** che contiene numerosi
reperti archeologici inca, spille, stoffe, ceramiche e utensili. Tra
le mummie quella di Juanita, scoperta dopo 600 anni nel
ghiaccio del vulcano Ampato, a 6000 mt di altitudine, ove era stata
sacrificata durante una cerimonia religiosa. Anche in questo caso è
utile la vista guidata. Abbiamo cenato discretamente presso il
ristorante El Gaucho, in Plaza des Armas, a base di carne
(lomo saltado e filetto), spendendo 188 soles (7,8 € a testa).
6 mercoledì:
Lo spostamento da Arequipa a Chivay richiede alcune ore,
abbondantemente compensate dagli splendidi paesaggi d’alta quota.
Vasti pianori brulli e desertici, percorsi da lama, alpaca e
vigogna, sono circondate da formazioni rocciose a pinnacolo e in
lontananza da alte montagne innevate. Dopo una sosta in un ristoro
per far foto e per masticare foglie di coca in preparazione alle
quote più elevate, ci siamo avvicinati al passo di Patacancia, a
4910 mt. denominato MIRADOR DES ANDES**. Pochi km prima una breve
sosta per fotografare gigantesche lingue di ghiaccio fino al bordo
della strada. Il passo è uno
splendido punto di veduta sui tre vulcani innevati in lontananza.
Molte le bancarelle per i turisti e poco distante una distesa di
“apacheta”, pinnacoli di sassi disposti dai visitatori uno sopra
all’altro. La nostra guida peruviana, nonostante le difficoltà
respiratorie dovute alla altitudine, ha voluto effettuare una breve
cerimonia propiziatoria tradizionale, a base di foglie di coca.
Siamo arrivati
a CHIVAY* verso le 13 (un totale di 148 Km effettuati in quattro ore
comprese le soste) e ci siamo sistemati presso l’Hotel Casa
Andina, decisamente accogliente e suddiviso in vari padiglioni
disposti in un parco. Dopo un pasto frugale con frutta, siamo
partiti per una escursione al villaggio di COPORAQUE, piccolo e di
scarso interesse. Da qui, per circa 1 ora, a piedi sulle colline
limitrofe per visitare i resti di una antica zona funeraria inca. I
resti sono estremamente modesti e di scarsissimo interesse per cui
l’escursione, peraltro faticosa per l’altitudine, potrebbe essere
tranquillamente evitata.
Più tardi, in
auto, abbiamo raggiunto le TERME DI CALERA, situate nel parco di
Aguadablanca e Salinas. Si tratta di piscine all’aperto ove si
può fare il bagno nell’acqua calda. Gli spogliatoi, le attrezzature
e l’igiene lasciano molto a desiderare. Oltre a questo, quando si
esce dall’acqua, la temperatura esterna si fa particolarmente
sentire e, complice un Pisco Sur sorseggiato nell’acqua, ne ho
guadagnato un forte malessere con cefalea, nausea e intense
vertigini che mi hanno guastato la serata. Pensare che in paese era
in corso una festa popolare con musicanti e personaggi in costume.
Dopo la cena con torta per festeggiare il compleanno di Elena,
abbiamo, anzi hanno visitato, poco distante un planetario con
osservatorio astronomico.
7 giovedì:
Siamo partiti verso le 6 del
mattino per raggiungere, su strada sterrata, il CANYON DI COLCA* e
in particolare uno dei punti di avvistamento denominato Cruz del
Condor (1 ora circa dall’albergo).
Giornata
grigia e decisamente sfortunata. Pochissimi i condor fotografati
sempre in lontananza per le scarse correnti ascensionali. Siamo
ripartiti alle 9,30 con una sosta a MACA per visitare una bella
chiesa restaurata dopo un recente terremoto. Di fronte alla chiesa
un indio in costume tipico aveva con se un aquila che aveva adottato
dopo averla curata per le ferite. Immancabili le fotografie. YANQUE
è un piccolo villaggio con una vasta Plaza de Armas ed una chiesa
coloniale bianca con una bella facciata (chiusa per restauro).
Abbiamo visitato il museo municipale (3 soles), piccolo ma con
interessanti reperti inca e oggetti di civiltà contadina.
Verso le 12:00
siamo ritornati a Chivay e ci siamo persi nello splendido mercato
della frutta (quotidiano) ove è stato possibile fotografare
personaggi in costumi colorati. Ho pranzato con Elena in una
fatiscente trattoria, non certo rivolta ai turisti, nella parte
coperta del mercato e con 5 soles ci siamo fatti il Rocoto
Relleno (peperone ripieno) e la Inca Cola che sa di
caramello. Durante la visita al mercato è cominciato a nevicare e
questo ha reso l’ambiente ancora più caratteristico.
Siamo
ripartiti da Chivay verso le 14:00 e lungo la strada siamo incappati
un una bufera di neve. Indimenticabile le scene dei lama in corsa
nella bufera e le bancarelle al Mirador ricoperte dalla neve. La
strada per un po’ scende e poi risale a 4800 mt. Una sosta in
località Lagunas, un altopiano con piccoli laghi
caratteristici che ospitano vari tipi di uccelli, tra cui
fenicotteri. Il nostro autista si è trovato in difficoltà per la
sbrinatura dei vetri ghiacciati che tentava di risolvere con acqua
mista a detersivo. Gli ho insegnato ad utilizzare il riscaldamento
del fuoristrada. Siamo arrivati a PUNO sul LAGO TITICACA** verso le
18:30 e abbiamo alloggiato all’Hotel Casona Plaza, con belle
camere. La cena presso il ristorante Da Giorgio è invece
stata molto scarsa: buona la carne ma un servizio troppo lento.
8 venerdì:
Dopo
l’acquisto di acqua nelle bancarelle (sulle isole i prezzi sono
molto alti), ci siamo imbarcati verso le 7:00, diretti alle ISOLE
GALLEGGIANTI DEGLI UROS**. Abbiamo utilizzato una grande
imbarcazione tutta per noi che ha percorso la tratta in poco più di
un’ora. Le isole galleggianti sono realizzata da secoli mediante il
giunco, raccolto secondo la tradizione, dalla popolazione e
trapiantato in una vasta laguna con acqua bassa. Le isole sono
piccole e collegate l’una all’altra da ponticelli, formando così un
vasto anello. Alcune isole più distanti si raggiungono con barche
rigorosamente di giunco. Ogni isola ospita alcune famiglie che
abitano capanne di giunco e seguono le tradizioni ereditate dal
punti di vista dell’abbigliamento, della alimentazione (a base di
giunco) e delle abitudini di vita. Insomma il giunco fa da padrone.
Lo stato, per sostenere questa
tradizione, ha fornito le capanne di TV, pannelli solari e antenna
satellitare visto che la tendenza della popolazione sarebbe di
andarsene sulla terraferma. Immancabile la vendita di oggetti e
ricordini, indubbiamente a modico prezzo. Con la modica spesa di 10
soles per persona, abbiamo fatto una breve escursione sulla laguna,
sulla piroga di giunco e alla fine le signore “Uros” in costume si
sono esibite in un balletto tipico.
Dalle 11 alle 13 ci siamo spostati
all’ISOLA DI TAQUILE**, al centro del lago. Una vera isola con un
villaggio inerpicato sulla collina, nei pressi di rovine inca. Vi
sono due modi di salire al villaggio: una antica gradinata,
ripidissima e faticosissima e un sentiero molto più agevole ma
ovviamente con un percorso più lungo. Gli Inca sicuramente
utilizzavano la gradinata perchè erano molto tosti ma consiglio
decisamente il sentiero. Si arriva in cima in circa 1 ora e sono
consigliabili soste visto che il tutto si svolge a quote molto
elevate.
Superato un portale si accede a
Plaza de Armas, veramente piccola, delimitata da una chiesetta
bianca da un lato e da un belvedere con uno splendido panorama
dall’altro lato. La nostra guida ci ha accompagnato agli alloggi
assegnati per la notte: piccole e rudimentali stanze all’interno di
alcune casette di legno affacciate su di un cortile. Il bagno: un
semplice lavandino ed una turca dietro la casa. Siamo stati forniti
di candele (non c’è la luce elettrica), di lenzuola pulite e di
pesanti coperte, visto che non c’è nemmeno il riscaldamento.
Abbiamo pranzato ottimamente (zuppa
e pesce di lago) poco distante, sul terrazzo di un ristorante con
vista sul lago, in una splendida giornata di sole. La nostra guida
ci ha raccontato delle strane abitudini della popolazione che si
serve di alcuni capi di abbigliamento, specialmente cappello e
mantello, per definire la propria situazione sociale (ricchezza,
prestigio) o amorosa. Per questo è abbastanza facile sapere se una
ragazza è libera o fidanzata o se un ragazzo è tranquillo o
arrapato.
Tenere presente anche questo dato
tecnico: le isole sono invase da un’orda di turisti al mattino ma
dalle 14 si svuotano e l’ambiente diventa molto più godibile. Per
questo motivo, dopo pranzo, abbiamo cominciato la vera vista dei
dintorni del villaggio, popolato da uomini e donne in un
abbigliamento caratteristico che ricorda i costumi tradizionali
della Grecia.
Le colline intorno sono coltivate e
lungo i sentieri abbiamo incontrato tanti bimbi decisamente poveri e
particolarmente sporchi. Non sono invadenti e nessuno chiede mance
per le foto. Abbiamo assistito da lontano ad una funerale e verso
sera abbiamo raggiunto le rovine incaiche, in realtà poche macerie
disposte come un tempio. Molto bello il tramonto sul lago dalla cima
della collina e lungo la strada del rientro. Abbiamo cenato in un
pessimo ristorante privo di riscaldamento e poco accogliente.
NB: avevamo concordato di evitare
l’isola di ANDAMANI perchè è più lontana dalle isole Uros e la
salita al villaggio e alle rovine Inca risulta molto faticosa (da
3800 a 4200 mt).
La notte non è stata un gran chè: ho
dormito vestito e abbiamo dovuto utilizzare il vaso da notte.
Abbiamo chiacchierato da una stanza all’altra visto che le pareti
sottili non consentivano alcuna intimità. Meglio cercare il lato
comico di queste situazioni che comunque sono piccole parentesi in
un viaggio all’insegna della comodità.
9 sabato:
Sveglia all’alba e inevitabili foto al lago. Dopo colazione siamo
scesi al porticciolo, utilizzando questa volta la scalinata Inca che
in discesa è tutta un’altra cosa. Purtroppo abbiamo dovuto attende
per un paio d’ore la riparazione del motore della barca, dopodichè
ci siamo diretti a CHARGAS, un piccolo porticciolo sulle rive del
lago, a sud di Puno. Qui un’auto ci attendeva per l’attraversamento
del confine con la Bolivia.
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BOLIVIA |
Un EURO corrisponde a 10 BOLIVIANOS.
La Bolivia è molto più economica del Perù. |
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La dogana è una cosa stranissima:
non una sbarra ma una robusta catena. Occorre scaricare tutti i
bagagli e caricarli su minuscoli carretti spinti a braccia dai
facchini che litigano tra di loro per procacciarsi il cliente. Il
facchino spinge il carretto attraversando la zona franca ed è
consigliabile non perdere di vista la propria valigia. La sosta
presso l’ufficio doganale si è protratta perchè Armonia ha
malauguratamente dichiarato di essere una accompagnatrice turistica.
In Bolivia non sono ammessi se non mediante particolari permessi. A
questo punto ci siamo divisi e noi, recuperata una nuova auto dopo
la dogana, abbiamo proseguito con la guida boliviana fino a
COPACABANA**, sistemandoci all’Hotel Gloria verso le 12,30.
L’albergo, in riva al lago, si è rivelato confortevole, pur essendo
di livello decisamente inferiore rispetto agli altri.
Abbiamo pranzato in una bancarella
all’aperto in Plaza Sucre, una animata piazza con mercato
presso la stazione degli autobus. Percorsa Avenue 6 de Agosto,
piena di ristoranti e negozietti, siamo saliti alla Plaza 2 de
Febrero, sulla quale si affaccia il famoso SANTUARIO*, dedicato alla
VIRGEN DE LA CANDELORA, patrona della Bolivia, preceduto da una
esteso cortile. Nella piazza l’immancabile mercato con tante
bancarelle e numerosi negozi.
La statua della VIRGEN DE LA
CANDELORA fu donata alla città nel XVI secolo e fu origine di
numerosi miracoli per cui attualmente la cattedrale e l’intera città
è meta di pellegrinaggi dalla Bolivia e dal vicino Perù. Dietro la
cattedrale è d’obbligo visitare la CAPILLA DE VELAS**, un luogo di
culto estremamente caratteristico e suggestivo. Centinaia di candele
illuminano un sepolcro e le pareti sono ricoperte di graffiti
commemorativi di cera depositati dai pellegrini. Mi sono soffermato
a lungo per cogliere foto nella penombra.
Accanto alla cattedrale si vista una
sagrestia ove viene venduta l’acqua miracolosa che servirà a
benedire i MOVILIDADES, cioè le auto, ovvero tutto quello che si
muove. La benedizione dei veicoli si svolge prevalentemente il
sabato proprio di fronte al santuario, con una breve cerimonia fatta
di preghiere, aspersioni di acqua benedetta, spruzzi di birra e
scoppi di petardi. I veicoli in attesa del BATTESIMO DELLE AUTO
creano una lunga fila nella strade adiacenti. Le auto sono addobbate
e i proprietari sono attrezzati con tutto il necessario: offerte in
birra, un modellino in plastica che riproduce in piccolo il veicolo
da benedire e naturalmente il denaro per pagare il chierico.
Abbiamo dedicato il pomeriggio a
foto ed acquisti visti i prezzi estremamente bassi. Abbiamo cenato
presso il ristorante Mankha Uta, indicato dalla guida,
spendendo 5 euro e ½ a testa. Molto bella la passeggiata al tramonto
sul lago. |
10 domenica:
Il programma prevedeva uno
spostamento a Lima ma tutti i trasporti pubblici della Bolivia erano
bloccati causa un importante referendum presidenziale e gli stessi
trasporti privati erano stati vivamente sconsigliati. Per questo
motivo ci siamo rassegnati ad una prolungata sosta a Copacabana. Al
mattino, verso le 8:30, ci siamo imbarcati per ISLA DEL SOL* (25
Bolivar a testa), per una escursione di ½ giornata. Tra le varie
soluzioni abbiamo optato per il giro breve che conduce all’isola di
YUMANI. Salendo per circa 20 minuti si raggiungono antiche fontane
Inca, peraltro di limitato interesse archeologico. La passeggiata
comunque è bella e il paesaggio sul lago notevole. Il villaggio in
cima al colle è attrezzato con negozietti e pizzerie.
Dopo una sosta di un’ora siamo
ripartiti per l’isoletta di PILKOKANA ove si visita un piccolo
tempio sul mare di epoca precolombiana. La guida descrive altre zone
archeologiche a nord dell’isola raggiungibili a piedi ma questo
avrebbe richiesto il tour dell’intera giornata. Siamo così rientrati
verso le 13:00 e abbiamo pranzato sul terrazzo di uno dei tanti
ristorantini della strada che scende al lago, con un servizio
decisamente scarso. Abbiamo speso ben 3,50 euro a testa con tacos e
trota.
Verso le 15 ci siamo incamminati
verso la salita che conduce alla località EL CALVARIO**, meta di
pellegrinaggi specie nei giorni festivi. Il percorso è molto ripido,
cadenzato dalle stazioni della via Crucis. Molti pellegrini con
costumi tipici salgono raccogliendosi ogni tanto in preghiera. Un
primo vasto piazzale è contornato da numerosi altari ove gli
sciamani recitano preghiere, benedicono persone e oggetti, svolgono
riti con rosari e incenso, al limite tra il cristiano e il pagano,
in cambio di regali, birra e ovviamente danaro. La cerimonia viene
suggellata da grandi spruzzi di birra tutt’intorno e scoppi di
petardi. Il rito prevalente è rappresentato dalla benedizione dei
veicoli e delle case, rappresentate da modelli in miniatura che si
possono acquistare sulla collina.
L’incenso, le candele, le preghiere,
le nenie religiose rendono l’ambiente molto suggestivo. Tutt’intorno
lo splendido scenario del lago. Il sentiero diviene più ripido e
tortuoso, con altre stazioni delle via Crucis e sulla cima della
collina numerosi altari e altre cerimonie religiose, ancora una
volta con il rito delle candele e della cera appiccicata alle lapidi
e ai muretti. Siamo rientrati al tramonto e abbiamo cenato al
ristorante Kala Uta spendendo 3 euro a testa. Lento il servizio
ma ottima la trota del lago.
11 Lunedì:
La capitale LA PAZ** dista 153 km per cui siamo partiti verso le 7
del mattino. Lungo la strada si possono ammirare le cime innevate
della cordigliera andina. Verso le 10:30 siamo arrivato nei pressi
del centro della città e abbiamo iniziato la visita in Calle Linares,
la cosiddetta VIA DELLE STREGHE**, in parte chiusa al traffico. Il
quartiere è estremamente pittoresco, costellato di negozi e
bancarelle con materiale adatto a stregonerie, incantesimi e riti
propiziatori. Sono esposti amuleti, statuette, pupazzi ma anche
animali imbalsamati, in gran parte grossi rospi e feti di lama.
Siamo poi scesi verso la bella chiesa di S. Francisco,
preceduta da un’ampia piazza ricca di folklore. Abbiamo pranzato
presso un King Burger e poi ci siamo spostati nella piazza
principale, Plaza Murillo, ove si affacciano il Palacio de
Gobierno, il Palacio Legislativo e la Cattedrale.
Siamo stati colpiti dai prezzi estremamente bassi nei negozi.
La città è in una conca circondata
da alte vette innevate. Verso le 15 abbiamo visitato l’interno della
CHIESA DI S. FRANCISCO* che è arricchito da magnifici altari
barocchi dorati e argentati. Numerose le statue di santi con
l’aureola fatta con un neon colorato. Verso le 17 siamo partiti in
direzione Puno. Alla dogana siamo stati letteralmente assaliti dai
trasportatori di bagaglio. Poche le formalità di uscita. Alle 20:45
siamo arrivati all’Hotel Casona Plaza di Puno. Abbiamo cenato
con ottimo pesce di lago al Ristorante Casona (20 soles = 5
euro a testa).
12 martedì:
Una nuova guida locale ci ha accompagnato a spasso per PUNO*. La
CATTEDRALE si affaccia su Plaza de Armas e ha una bella facciata ma
un interno modesto. Molto colorata la facciata della CHIESA DELLA
VERGINE DELLA CANDELORA, in una attigua piazza. Abbiamo sostato nel
mercato coperto della carne e del pesce, sicuramente rivolto alla
popolazione e non turistico. Spunti fotografici insoliti e
interessanti.
Di nuovo in auto. Lungo la strada
verso Sillustani abbiamo sostato in una piccola fattoria per
l’allevamento di lama e vigogna. Le povere case col tetto di paglia
e le pareti di fango sono circondate da muretti. La gente si è
dimostrata molto ospitale e ci ha permesso di visitare l’interno
delle abitazioni e i cortili. Abbiamo assaggiato i loro formaggi e
le patate lessate condite nientemeno che con l’argilla.
La visita al centro archeologico di
SILLUSTANI* richiede poco più di un’ora. Varie tombe cilindriche,
alte diversi metri, si ergono su di una collina dalla quale si gode
un’ottima veduta di due piccoli laghi. L’area è interessante ma non
favolosa. Le tombe sono imponenti ma, se si trova una bella
giornata, il paesaggio intorno fa da padrone.
Verso le 11:30 siamo ripartiti in
direzione Cusco che dista 400 Km. circa da Puno, superando un nuovo
valico d’alta quota (4300 mt.) che divide la provincia di Puno da
quella di Cusco. Una breve sosta per mangiare frutta e per le foto
alla montagne e ai ghiacciai circostanti. Verso Cusco il paesaggio
cambia e si attraversano ampie vallate con boschi di eucalipti e
campi coltivati.
Abbiamo sostato nel primo pomeriggio
presso il sito archeologico di RAQCHI*, in realtà poco frequentato
ma abbastanza interessante. Si tratta di una cittadella inca
circondata da alte mura, adagiata in un’ampia vallata circondata da
colline. Del tempio sono rimaste le alte colonne della facciata e, a
fianco, le case dei notabili e i granai. Tutt’intorno i resti delle
case della popolazione e alcune condutture per l’acqua sorgiva
intorno ad un piccolo lago. La visita richiede poco meno di un’ora
se non ci si sofferma nel mercatino di bigiotteria gestito da donne
in costume folcloristico.
Un’altra interessante sosta è
rappresentata dalla visita alla CHIESA DI ANDAHUAYLILLAS**, dedicata
a S. Pietro. Si trova nell’omonimo villaggio, anch’esso molto
interessante, in stile coloniale. La chiesa del 1572 è completamente
affrescata e l’altare e le cappelle laterali sono riccamente
decorate, in legno dorato e intagliato. Le statue dei santi vestono
abiti tipicamente peruviani.
Siamo arrivati a CUSCO** alle 18 e
ci siamo sistemati presso l’Hotel Casa Andina Plaza, bello e
molto vicino al centro storico. A piedi abbiamo raggiunto la
splendida Plaza Mayor (o Plaza de Armas), sapientemente
illuminata e abbiamo cenato al Ristorante Meson de Espaderos,
assaggiando il cuy, il famoso porcellino d’India, piatto
nazionale peruviano, tragica esperienza sia per l’aspetto
drammaticamente mummificato dell’animale che per l’enorme difficoltà
alla masticazione della cuticola e della poca carne, dura e
coriacea.
13 mercoledì:
Una mattina libera per le vie di Cusco. Su Plaza de Armas,
circondata da portici con negozi e ristoranti, si affacciano la
splendida CATTEDRALE, preceduta da una gradinata e la IGLESIA DE LA
COMPANIA DE JESUS. Al centro un parco con fontane e panchine. Le
montagne intorno fanno da cornice. L’insieme è veramente
scenografico. Dalla piazza si diramano numerose strade, tra cui
l’importante Via Loreto ma il quartiere più caratteristico,
denominato San Blas, si raggiunge percorrendo stretti vicoli
in salita fino alla CHIESA DI SAN BLAS** con la piazza omonima.
Lungo il vicolo che sale alla piazza consiglio di sostare alla
Panederia “El Buon Pastor” (Qesta S. Blas, 575) sia per uno
spuntino che per il pranzo. Cose notevoli! Attenzione agli orari di
chiusura. Le stradine, i vicoli, i caseggiati costruiti sulle
massicce mura incaiche, i negozietti di artigianato nei vecchi
androni, i bugigattoli di antiquariato vanno goduti passeggiando
senza meta. Cusco è una città splendida da esplorare pian piano.
Nel
pomeriggio, con la guida e il bus, abbiamo visitato il QORIKANCHA*,
ora Convento di San Domenico, costruito sulle mura di un
antico tempio inca. E’ una visita molto interessante perché consente
di capire la mentalità geometrica con la quale gli Inca costruivano.
La ricchezza del tempio era inoltre costituita dal fatto che le mura
erano rivestite di lamine d’oro. Altro gioiello di Cusco è la
CATTEDRALE**. E’ suddivisa in varie navate, con nicchie e altari
barocchi d’oro e d’argento e con statue e quadri di grande valore e
interesse. Splendido il coro di legno di cedro. E’ una visita a
pagamento ma assolutamente da non perdere.
Più tardi, con
il nostro pulmino, abbiamo raggiunto le importanti rovine di
SAQSAYWAMAN*. Una vasta spianata erbosa è circondata dai resti di
altissime mura incaiche. Questo luogo fu teatro di una importante
battaglia tra inca e spagnoli. Ora la spianata viene utilizzata per
una grande festa il 24 di giugno. Nei pressi si può visitare la
misteriosa località denominata QENQO*, una grande roccia che
nasconde alcune grotte nelle quali si svolgevano le cerimonie di
mummificazione. In cima alla roccia (non visitabile) sono scolpite
alcune forme a zigzag e alcune colonne che, nel solstizio d’inverno
creano ombre a forma di puma, una simbologia tanto misteriosa quanto
affascinante.
A pochi
chilometri si trova TAMBOMACHAY, noto come Banjo de Incas, un luogo
sacro, caratterizzato dalla presenza di vasche cerimoniali collegate
da condutture d’acqua. La visita non richiede molto tempo e non è di
grande interesse. Rientrati in albergo, abbiamo cenato all’Inca
Grill, in Plaza de Armas, un ristorante da non perdere: filetto
eccezionale, lomo saltado e un ricercato dessert a 14 euro per
persona.
14 giovedì:
Abbiamo
lasciato l’albergo verso le 9, alla volta di CHINCHERO** (1 ora di
strada). Dopo una breve e interessante sosta in una bottega
artigianale di stoffe e tappeti, con ragazze in costume
folkloristico, siamo approdati nella magnifica piazzetta in stile
coloniale, occupata da un rudimentale ma coloratissimo mercato senza
bancarelle, ma con i prodotti esposti sull’erba. La chiesa
coloniale, edificata su gigantesche pietre inca, chiude la piazza.
L’interno è splendidamente decorato con affreschi e magnifici
altari. Una breve passeggiata conduce, poco distante, ad altre
rovine inca, di scarso interesse.
Il VIVAIO DI
MORAY* non è molto distante. Si tratta di un’ampia conca naturale
che gli Inca allestirono a terrazze degradanti, disposte a cerchi
concentrici, collegati da rudimentali gradini. Le terrazze, poste a
livelli diversi, risentono di gradi diversi di umidità, permettendo
una vera e propria sperimentazione di prodotti agricoli diversi. La
visita non richiede molto tempo a meno che non si voglia scendere in
basso, nel punto centrale. Abbiamo evitato.
Di grande
interesse sono le SALINE DI MARAS** create in epoca inca per la
raccolta del sale. Sono enormi vasche all’interno delle quali
scorrono le acque deviate di un ruscello ad alto contenuto salino.
L’evaporazione permette la cristallizzazione del sale nelle vasche.
Attualmente varie cooperative della zona hanno in appalto un certo
numero di vasche, che vengono riempite d’acqua in modo alternato per
la raccolta del sale.
OLLANTAYTAMBO**
è una importante fortezza Inca, preceduta da imponenti terrazzamenti
posti a difesa di un tempio che non fu mai completato. La visita è
interessante anche se la salita al tempio è abbastanza faticosa.
Dall’alto del tempio si gode una bella visuale sulla Valle Sagrada e
sulla montagna di fronte che conserva altri resti. La visita del
complesso richiede un paio d’ore. Prima di rientrare, abbiamo
sostato a casa di Armonia, ad Urubamba e abbiamo conosciuto la mamma
e la sua bimba. Verso le 18 eravamo a PISAC, all’Hotel Royal Inka,
bello e con ampie camere. Abbiamo cenato in hotel non troppo bene a
6 euro.
15 venerdì:
Partiti
dall’hotel verso le 8,15, abbiamo raggiunto le ROVINE DI PISAC**,
una zona archeologica poco battuta ma tra le più belle dell’intero
paese. Pisac era una città edificata su una collina e circondata da
grandi mura. Si raggiunge a piedi, dal parcheggio, costeggiando
grandi terrazzamenti e un suggestivo cimitero inca situato sulla
parete rocciosa di fronte. Esistono due percorsi di visita, uno
breve ed uno più lungo, di circa due ore, attraverso i resti delle
antiche abitazioni. Molto bello il panorama tutt’intorno.
Dopo la visita ci siamo spostati al
mercato di Pisac, tanto famoso quanto deludente. Probabilmente ha
perduto i suoi connotati originali per diventare una rivendita di
souvenir e paccottiglie per turisti. In una via laterale è possibile
acquistare al forno l’empanada, pane dolce farcito tipico
della città. Esiste anche un mercato popolare, forse più
interessante e più caratteristico, ma si svolge solo di domenica.
Nel fare acquisti tener presente che a Pisac i prezzi sono molto più
bassi rispetto a Cusco.
Verso le 11,30 abbiamo parcheggiato
a CALCA, un piccolo villaggio nel quale abbiamo potuto assistere
alla Festa dell’Immacolata. Siamo arrivati giusti giusti per la
processione, alla quale hanno partecipato numerosissimi gruppi
folkloristici provenienti da tutti i paesi e le cittadine della
Valle Sagrada. Niente preghiere durante la processione ma solo danze
ed esibizioni dei vari coloratissimi gruppi. I gruppi si sono poi
raccolti nelle piazzette per continuare le danze. La popolazione
partecipa pure indossando il costume caratteristico del proprio
paese, diverso nei colori e nella foggia del copricapo.
Nel primo pomeriggio siamo stati
ospitati da un gruppo di danzatori amici della nostra guida che ci
hanno offerto bibite e un assaggio di prodotti. Purtroppo abbiamo
dovuto lasciare Calca molto presto, per rispettare il programma.
Abbiamo sostato in una osteria tipica, sulla strada, per assaggiare
la Chicha de Mais, bevanda tipica della popolazione, a base
alcoolica. All’ingresso dell’osteria, su un ripiano, sono collocati
i teschi degli antenati del proprietario.
Alla stazione di Ollantaytambo
abbiamo preso il treno delle 16:03, diretti a AGUA CALIENTES (1 ora
e 45 min.). E’ il treno turistico delle Ande, che
sostituisce il vecchio treno popolare, ora non più disponibile per i
turisti. E’ confortevole e con aria condizionata ma completamente
privo di fascino esotico. Inaspettatamente scende da 3000 mt a 2000
mt. Si lasciano le montagne innevate e ci si immerge nella foresta
pluviale, costeggiando un torrente impetuoso. Molto bello il
paesaggio. Ad Agua Calientes (o Machu Pichu
Pueblo) ci siamo sistemati all’Hotel Inti Inn Orchidea, non
un gran chè, e abbiamo cenato al ristorante Inca Wasi, con
pizza e pietanza, spendendo molto (11 euro) e mangiando male. Ad
Agua Calientes non c’è nulla da vedere se non brutte strade ed
edifici disordinati e mal completati.
16 sabato:
Poco
prima delle 6 abbiamo raggiunto a piedi la stazione degli autobus
per MACHU PICHU**. Esiste una altro gruppo di autobus che parte alle
5 ma serve prevalentemente i turisti intenzionati a fare
l’escursione su WAINA PICHU, la montagna che domina la città Inca.
Visto che tale escursione è a numero chiuso, i turisti si affollano,
e alle 5 c’è molta fila. In conclusione, per chi, come noi, non è
interessato a questa escursione, meglio gli autobus delle 6. I bus
partono a riempimento e di continuo. La salita di 8 Km fino a 2400
mt. richiede circa 15 minuti. Siamo arrivati alla biglietteria alle
6,45 e abbiamo visitato le rovine fino alle 11:00, accompagnati
dalla nostra guida che ci ha illustrato le varie aree, con
spiegazioni molto dettagliate.
Arrivare
presto ci ha consentito di vedere le rovine alle prime luci
dell’alba. Il paesaggio intorno è maestoso. Il luogo è superlativo.
Verso le 10:30 del mattino arrivano grandi pullman che scaricano
turisti in quantità e si perde gran parte della poesia perché le
rovine diventano un mercato affollato. E’ l’ora per andarsene.
Siamo rientrati ad Agua Calientes
verso le 12 e, dopo una breve vista al mercato situato nei pressi
della stazione (prezzi non particolarmente vantaggiosi), abbiamo
ripreso il treno suddivisi in due gruppi per mancanza di posti: 4 di
noi sono partiti alle 12,26 e gli altri due alle 13,38. Verso le
15,30 alla stazione di Ollantaytambo, abbiamo trovato Armonia con
l’auto e in 1 ora e ½ siamo arrivati alla Casa Andina Plaza
di Cusco.
Verso le 18:30
abbiamo raggiunto un Teatro poco distante per assistere ad uno
spettacolo di danze popolari pubblicizzato in albergo. Si può
evitare questo “sacrificio”: le danze sono tutte uguali e la musica
ripetitiva. Molto noioso. Ritornati a Plaza de Armas in taxi abbiamo
scelto il ristorante De Mi Pueblo, cenando molto bene a 10
euro, allietati dalla bella musica amazzonica di un gruppo di
musicisti decisamente coinvolgenti.
17 domenica:
Abbiamo trascorso gran parte della mattinata per le vie di Cusco e
nella piazza principale dove abbiamo assistito ad una lunga sfilata
delle scuole della città, con musiche caratteristiche e numerosi
gruppi di danzatori, prevalentemente bimbi in età elementare e
media, nei costumi tipici.
La CHIESA DI
ST. BLAS* ha un bellissimo pulpito ligneo ed un altare dorato in
stile barocco. La visita è a pagamento (15 soles). Purtroppo non
abbiamo potuto visitare il Museo Inka, molto famoso, perchè di
chiusura festiva. Nel pomeriggio col taxi siamo andati al Centro
Artesanale del Cusco, verso la periferia della città (Avenue El
Sol). E’ un vasto mercato coperto, con prodotti di artigianato
destinati ai turisti. I prezzi sono molto migliori che in centro.
Abbiamo cenato al ristorante Inka Wall, vicino al centro, a
buffet (50 soles). Abbondante ma non eccezionale. Buoni i dolci.
Durante la cena abbiamo assistito allo spettacolo di suonatori
(mediocri) e di danzatori (discreti).
18 lunedì:
Alle
10:30 ci siamo imbarcati verso PUERTO MALDONADO che abbiamo
raggiunto dopo un volo di 45 min. E’ il punto di partenza per le
escursioni nella foresta amazzonica. Scesi dall’aereo, ci siamo
immersi in una atmosfera densa di umidità e caldissima, una vera
sauna per chi proviene dai 3000 mt di Cusco. Ci attendeva il
responsabile della agenzia Eco Amazonia Lodge, di nome
Victor, con il suo fantomatico autobus dotato di sedili di legno e
senza vetri. La sede centrale della agenzia è uno squallidissimo
ufficio ove siamo stati ammassati assieme ad altri turisti e
invitati a preparare bagagli di dimensioni ridotte per evitare di
portare al lodge grosse valige. Terminati i preparativi e consegnati
i bagagli ridotti, abbiamo fatto una passeggiata nel vicino mercato
coperto che propone prodotti ad esclusivo uso della popolazione.
Nulla di turistico. Una discreta occasione fotografica.
Verso le 13 ci
siamo imbarcati sulla lancia che, percorrendo il rio MADRE DE DIOS*,
dalle acque limacciose e circondato da una folta vegetazione, ci ha
condotto all’ECO AMAZONIA LODGE**. Siamo stati accolti con
l’aperitivo e ci sono stati assegnati i bungalow, di legno, tipo
palafitta ma decorosi, collocati in un bellissimo parco di piante
esotiche.
Dopo il pranzo
a buffet, con la lancia, in pochi minuti abbiamo raggiunto la MONKEY
ISLAND*, situata proprio di fronte al lodge. Il sentiero si inoltra
nella vegetazione tropicale e in breve ci si trova circondati dalle
scimmie, attratte dal cibo che la guida offre loro. Un quadro
affascinante solo per chi non ha mai visto queste cose. Rientrati
verso le 17:30, abbiamo fatto il bagno nelle acque gelide della
piscina coperta. Dopo cena, con la lancia munita di fotoelettrica,
siamo stati accompagnati lungo le rive del fiume alla ricerca dei
caimani. Numerosi gli avvistamenti. Spento il motore della lancia,
per vari minuti abbiamo assaporato la musica notturna della jungla.
19 martedì:
L’Eco
Amazonia Lodge propone varie escursioni che vengono assegnate
d’ufficio al momento dell’arrivo. Probabilmente è possibile cambiare
l’escursione che è stata assegnata. Il nostro gruppo aveva in
programma la Monkey Island che non è male, l’Apu Victor Lake,
interessante e utile, perchè offre uno scenario completo della
foresta amazzonica, ma l’escursione sul Rio Gamitana, con la battuta
di pesca, è una grande perdita di tempo. Probabilmente è meglio il
Botanical Garden o la visita alla Native Community. Basta chiedere.
Siamo partiti
alle 7:00 per l’escursione nella selva con destinazione
APU VICTOR LAKE*. Lungo il percorso, per nulla faticoso perchè nel
folto della jungla e quindi all’ombra, la nostra guida ci ha fornito
una interessante lezione di botanica, descrivendo le caratteristiche
delle piante e soffermandosi sull’utilizzo per l’uomo e sui pericoli
di alcune specie velenose. Numerosi termitai e una tarantola lungo
il percorso. Molto particolare l’albero della giustizia,
tappezzato di voraci formiche rosse e utilizzato per punire i
nemici. Abbiamo trovato piante medicinali, resine varie e funghi
velenosi o allucinogeni.
Il lago è una
delusione: un piccolo stagno nella foresta. Visto col senno di poi è
estremamente interessante perchè accoglie una ricca fauna. Lo
abbiamo esplorato con una barca a remi, avvistando alcune tartarughe
e alcuni caimani a pelo d’acqua. Sulla riva del lago sorge una
piattaforma alta una decina di metri per avvistamenti. L’incontro
più interessante è stato con alcuni caimani, in prossimità dello
stagno. Al rientro un immancabile bagno in piscina e poi il pranzo,
con riso servito su foglie di banano.
Il RIO
GAMITANA è un piccolo affluente del Madre de Dios e si raggiunge in
barca. Pare sia infestato dai piranha. Dopo aver ormeggiato in una
laguna, siamo stati forniti di bastone, lenza ed esca per pescare.
La guida e Teresa sono riusciti a pescare un pesce nello sconcerto
generale. Un pomeriggio buttato. Cena a buffet in serata.
20 Mercoledì:
La
lancia, in primo mattino, ci ha condotto a Puerto Maldonado ove ci
attendeva l’aereo che ci ha riportato a Lima. Siamo stati alloggiati
ancora una volta all’Hotel Liberador e nel pomeriggio, col taxi, ci
siamo spostati al quartiere Mirador, per visitare il moderno
centro commerciale (molto caro). Abbiamo cenato nel rinomato
ristorante Costa Verde** assaggiando la Cheviche, un
ottimo piatto di pesce al limone e pietanze varie. Alta qualità a 17
euro. Una certa difficoltà per trovare il taxi per il ritorno
all’hotel.
21 Giovedì:Abbiamo
lasciato l’albergo alle 6:30 e l’auto della agenzia ci ha condotto
all’aeroporto. La tassa d’imbarco è molto cara (20 $ per persona).
Il volo del rientro è stato ottimo. Uno scalo di due ore a Caracas
poi Francoforte e Bologna, alle 9:30. |
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