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ISLANDA

23 agosto – 10 settembre 2025

Aeroporto di Keflavik - Area geotermica di Hveradali - Sorgenti calde di Reykjadalur - Selfoss - Cratere Kerið - Cascate Seljalandsfoss - Cascata Skógafoss - Cascata Kvernufoss - Faro di Dyrhólaey - Reynisfjara Beach - Vik – Svínafellsjökull Glacier - Jökulsárlón Glacier Lagoon - Diamond Beach - Hofn - Hvalnes Nature Reserve Beach -Djopivogur - cascata Rjúkandafoss - Studlagil Canyon - Seydisfjordur - cascata Dettilfos - cascata Selfoss - cascata Hafragilsfoss - vulcano Krafla - Leirhnjukur - solfatara Námafjall Hverir - Husavik - cascata Godafoss - Akureyr - Hofsos – Blonduos - faraglioni di Hvítserkur - Kolugljúfur Canyon - Holmavik - cascata Gervidalsárfoss - Seal Lookout – Sudavik - Isafiordur - Bolungarvik - Flateyri - Pingeyri - cascate Dynjandi - piscina Reykjafjarðarlaug Hot Pool - Patrekfjordur  - Rauðisandur Beach - Golden Beach - promontorio Látrabjarg - Brjanslaekur - Stikkisholmur - penisola Snaelfass - Skardsvik Beach - cratere Saxholl - spiaggia Djupalonssandur - Reykjavik - Pingvellir - Fessura di Silfra - Strokkur Geyser - cascata Gullfoss - Deildartunguhver - cascate di Hraunfossar - cascata Barnafoss - Blue Lagoon - area geotermica di Seltún

* interessante  

** bello   

*** molto bello 

**** da non perdere

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Sabato 23 agosto: Monica ci ha accompagnato alla stazione di Cividale e in treno, dopo un cambio alla stazione centrale di Bologna, con lo shuttle siamo arrivati all'aeroporto dove ci attendevano Franco e Teresa. La SAS ci ha regalato alcuni fastidi sul peso del bagaglio ma il viaggio è stato regolare, con uno scalo a Copenaghen. 

A Keflavik, l'aeroporto internazionale di Reykjavik, recuperati i bagagli, abbiamo trovato una fitta pioggia che ha creato non poche difficoltà, visto che era l'una di notte, ora italiana, e dovevamo recuperare un taxi per farci accompagnare all'hotel ABC. Con un po' di fortuna Franco lo ha trovato rapidamente. L'hotel si è dimostrato pessimo. Di notte non c'è la reception e si accede alle stanze attraverso il codice numerico fornito tramite email alla prenotazione. Non essendoci l'ascensore abbiamo dovuto trascinare i bagagli per le scale. Stanze ultra minimaliste e piccolissime. Tutto questo a un prezzo molto salato. 

Domenica 24 agosto: abbiamo richiesto telefonicamente un taxi e dopo una discreta attesa siamo andati all'agenzia Lava per ritirare l'auto prenotata, una Nissan RAV4. Abbiamo sostato in un supermercato per i rifornimenti alimentari ed è iniziato il nostro viaggio. La prima tappa è stata a Hveradalir***, una piccola area geotermica con piscine ribollenti, violenti getti di vapore caldo ed esalazioni di nubi di zolfo. Una deviazione di mezzo chilometro porta al parcheggio e da lì parte il percorso su passerelle tra i soffioni. Passando di lì è sicuramente una tappa molto interessante e dà un'idea dell'energia geotermica caratteristica dell'Islanda.

Proseguendo per la Ring Road, nazionale 1, siamo arrivati a Hverargerdi nota per un altro parco geotermico con alcuni piccoli geyser (che non abbiamo visitato per gli orari di chiusura domenicale). Di qui parte una strada verso nord che conduce al parcheggio delle sorgenti calde di Reykjadalur* (a pagamento come la maggior parte dei parcheggi in Islanda - utilizzare per il pagamento l'app Parka). Dal parcheggio parte un sentiero totalmente in salita, impegnativo soprattutto nella prima parte, per chi non è allenato. Si sale per un'ora e mezza. Lungo la strada si possono fotografare alcuni soffioni di aria calda all'inizio e poi una bella cascata. Parlano di panorami molto belli ma non abbiamo potuto apprezzarli per la nebbia che man mano è scesa. Le sorgenti calde sono una vera delusione. Un torrentello e una piccola piscinetta naturale in cui si immerge una folla di persone. Gli spogliatoi sono un muro di cemento per ripararsi dal vento. Poco dopo l'arrivo, ha cominciato a piovere forte ed è discesa ancora di più la nebbia per cui siamo ritornati al parcheggio.

Selfoss è un villaggio insignificante con grandi progetti di recupero di vecchie strutture. C'è una graziosa piazzetta adiacente ad un bel ristorante super affollato, ricavato da un antico magazzino. Abbiamo cenato al Tommy's Burger, specializzato in hamburger e ci siamo sistemati alla Lambastadir Guesthouse per la notte. Stanze piccole e inadeguate ma un’abbondante prima colazione. 

Lunedì 25 agosto: da Selfoss abbiamo seguito la 35 verso nord e dopo pochi chilometri abbiamo visitato il cratere Kerið***. Dal parcheggio a pagamento si sale in 5 minuti sul bordo del cratere. È una località molto interessante e facilmente raggiungibile. È possibile percorrere a piedi tutto il bordo del cratere e scendere in basso fino al lago. Ritornati sulla ring Road abbiamo proseguito fino alle cascate Seljalandsfoss****. Si trovano a pochi minuti dal parcheggio. Un piccolo sentiero permette di passare dietro la cascata e ammirare lo scroscio dell'acqua. Consigliabile una mantella da pioggia perché inevitabilmente ci si bagna. A poche decine di chilometri una sosta d'obbligo è costituita dalla cascata Skógafoss****. Questa e la precedente sono tra le più note dell'Islanda. Anche in questo caso la cascata si trova poco dopo il parcheggio. A brevissima distanza una piccola deviazione porta al parcheggio della cascata Kvernufoss****. È meno frequentata delle precedenti ma altrettanto bella. Dal parcheggio si percorre il facile sentiero lungo un canyon molto suggestivo per una decina di minuti. È possibile salire tra i sassi e arrivare dietro alla cascata. Di lato al parcheggio c'è lo Skógar Museum, una ricostruzione di villaggio vichingo con oggetti e attrezzi caratteristici. Abbiamo solo fotografato le casette all'esterno. 

Proseguendo sul ring Road, è ben identificabile sulla destra un grande parcheggio che costituisce il punto di partenza per arrivare sulla spiaggia e vedere il relitto dell'aereo. La località è denominata Solheimasandur Plane Wreck. È disponibile un servizio di pullman al costo di €20 oppure si può andare a piedi calcolando circa un'ora andare e un'ora tornare. Abbiamo rinunciato per il progressivo peggioramento meteorologico, con fitta pioggia e fortissimo vento e abbiamo proseguito per alcuni chilometri fino alla deviazione che sale al Faro di Dyrhólaey****. Sistemata l'auto nel parcheggio, abbiamo raggiunto i vari punti di veduta situati intorno al faro. Giusto il tempo per scattare alcune foto poi è arrivata una tempesta d'acqua con raffiche di vento a 90 km orari. Dall'alto del promontorio si vede da lato destro la spiaggia nera Dyrhólaey Beach**, dal punto più vicino al faro si può fotografare l'enorme promontorio con l'arco naturale Kap Dyrholaey (Arco di pietra)**** e dietro questo il faraglione dell'Elefante, mentre dal parcheggio, sul lato sinistro si vedono in lontananza i faraglioni della Reynisfjara Beach. Purtroppo il nubifragio ha impedito di godere dei notevoli paesaggi.

Ritornati sul ring Road, poco più avanti, è possibile deviare sulla 215 e, dopo pochissimi km, c'è il parcheggio della Reynisfjara Beach****, una delle spiagge più famose dell'Islanda. La sabbia è nera e, da un lato, la roccia a picco è formata da alte colonne di basalto con a fianco la Grotta di Halsanefsheller, una piccola caverna. I faraglioni più famosi dell'Islanda sono abbastanza vicini alla spiaggia. Onde gigantesche, pioggia battente e vento fortissimo hanno guastato questa breve visita. Purtroppo il tempo non ci ha aiutato. Proprio in quelle ore è arrivato il ciclone Erin con diluvio e vento a 90 km orari. Abbiamo saputo che sulla costa sono volate via alcune case.

Siamo ripartiti verso Vik, villaggio decisamente modesto, per arrivare alla nota spiaggia nera, Vikurfjara***. Si raggiunge attraversando il paese. Da qui si gode una bella veduta dei faraglioni. Siamo ritornati poi verso ovest fino all'hotel Vestri Pétursey, sistemandoci in un cottage veramente modesto con camere piccolissime. Avendo la cucina a disposizione abbiamo terminato la giornata con un ottimo piatto di maccheroni.

Martedì 26 agosto: proseguendo sulla Ring Road abbiamo effettuato alcune brevi soste. Il Mossy Lava Fields* è una vasta area dove la lava, ricoperta dal muschio, crea strane mammellonature che si perdono nell'orizzonte. Le FossálarWaterfall** sono piccole cascate impetuose create da un torrente. Dal Lómagnúpur Scenic Spot è possibile fotografare il ghiacciaio in lontananza. Lo Skeiðará Bridge Monument è un groviglio di ferro e cemento che rappresenta i resti di un ponte distrutto dopo un'eruzione. Con una breve deviazione su sterrata, siamo arrivati allo SvínafellsjökullGlacier****. Dal parcheggio, un breve percorso conduce ad una favolosa laguna con iceberg galleggianti proprio di fronte al ghiacciaio. Molto bella la veduta dall'alto della collinetta ma conviene scendere fino alla laguna e percorrere i sentieri più vicini agli iceberg. Un bell'arcobaleno in regalo per noi. 

Ripresa la Ring Road, abbiamo sostato al View point of Fjallsjökull per una veduta da lontano del ghiacciaio. Non siamo andati fino al parcheggio che dava la possibilità di vedere un'altra laguna del ghiacciaio. Nel pomeriggio siamo arrivati a Jokulsarlon e abbiamo parcheggiato seguendo le indicazioni del Jökulsárlón Glacier Lagoon Boat Tours, un grande piazzale attrezzato subito dopo il ponte sulla sinistra, il punto di partenza per le escursioni tra gli iceberg nella laguna ai piedi del ghiacciaio. Già da qui si possono vedere gli iceberg. Dal parcheggio a piedi si passa sotto il ponte e si raggiunge la famosa Diamond Beach****. Sulla spiaggia nera sono adagiati numerosi blocchi di ghiaccio, frammenti di iceberg portati dal fiume e spinti sulla riva della onde del mare. Uno spettacolo notevole. Abbiamo cenato e dormito nella casa gialla dell'Hali Country Hotel, un bel complesso con un piccolo museo.

Mercoledì 27 agosto: dopo la prima colazione, siamo ritornati alla Jökulsárlón Glacier Lagoon per la gita in gommone tra gli iceberg***, prenotata a casa. Vengono fornite enormi tute super imbottite e salvagente. È possibile anche un’escursione più breve su un anfibio della 2° guerra. Il tempo come al solito non ci ha aiutato perché il percorso di 1 ora e 1/2 si è svolto tra nebbia e nuvole basse. Ugualmente molto suggestivo. Rientrati, siamo di nuovo ritornati alla Diamond Beach ove abbiamo trovato blocchi di ghiaccio diversi rispetto alla sera prima e molti pesci morti sulla spiaggia, causa la mareggiata.

Ripresa la Ring Road, dopo una breve fermata sulla strada per fotografare il ghiacciaio da lontano, siamo arrivati alla Glacier World – Hoffell Guesthouse***, situata pochi km prima di Hofn su una strada sterrata. Il nostro cottage era fornito di hot hub, una struttura all'aperto formata da alcune vasche con acqua a varie temperature, da 38° a 42°. Uno scenario notevole, in una landa desolata con il ghiacciaio sullo sfondo. Inevitabile il bagno nell’acqua calda. Al termine della sosta relax, siamo ripartiti seguendo la sterrata per altri 10 km e siamo arrivati alla laguna di fronte al ghiacciaio****, pure questa con iceberg. Molto belle le brevi passeggiate per i sentieri laterali. Verso sera abbiamo raggiunto il porto di Hofn, modesto, e abbiamo cenato al Kaffi Hornid Restaurant con fish and chips. 

Giovedì 28 agosto: dopo la prima colazione all'hotel, abbiamo sostato a Hofn per un rifornimento viveri al supermercato Netto. A breve distanza, 100 mt, abbiamo raggiunto un giardinetto sul mare, con un'incredibile veduta di tutti i ghiacciai della costa prospiciente***, grazie ad uno dei pochi momenti di sole. Il tempo è ovviamente peggiorato. Un breve deviazione dalla Ring Road ci ha condotto alla Hvalnes Nature Reserve Beach**, famosa per la spiaggia di ciottoli e sassolini neri levigati. Molti cigni nella laguna. Ancora una volta abbiamo avuto la fortuna di un bel arcobaleno. È seguito un bel tratto di costa con rocce e faraglioni. C'erano vari punti di sosta ma non ci siamo fermati per la nebbia e la pioggia.

Siamo arrivati a Djopivogur, a 1 km dalla Ring Road. Qui è pubblicizzata una strada costeggiata da uova di granito, una specie di opera artistica di scarso valore estetico. Abbiamo sostato nel piccolo porto dove c'è un'antica costruzione, ora adibita a bar museo. Sosta per torta e caffè. Superato Egilsstadir, sulla Ring Road ci siamo fermati per vedere la cascata Rjúkandafoss***, raggiungibile dal parcheggio gratuito in 5 minuti.

Dopo pochi km abbiamo percorso una lunga deviazione a sinistra, sulla 923, in gran parte asfaltata. Occorre seguire le indicazioni Grund, fino al parcheggio a pagamento. Da lì scendono varie scale in metallo che portano ad alcuni punti di veduta sul Studlagil Canyon*** che ha pareti di colonne di basalto. L'altro versante del canyon si raggiungerebbe dopo un lungo percorso a piedi. Questo secondo itinerario permetterebbe di scendere sul fondo del Canyon. Raggiunto Seydisfjordur, ci siamo sistemati allo Studio Apartments un monolocale molto sacrificato. Avendo la disponibilità della cucina, ci siamo preparati la cena.

Venerdì 29 agosto: nonostante la pioggia e la nebbia, abbiamo fatto una breve visita al paese che non è sembrato un granché. La via principale, dipinta con colori arcobaleno, porta alla chiesa, rigorosamente chiusa. Siamo ripartiti sulla ring Road facendo poi una deviazione sulla 862 per raggiungere in 10 km la cascate Dettilfos****. Il parcheggio è gratuito, con bagni pessimi.  Un sentiero attraversa una sassaia e in 15 min conduce ad uno spiazzo. Di qui partono due sentieri che raggiungono due diversi belvedere sulla cascata.  Dallo spiazzo parte anche un terzo sentiero di 550 MT per raggiungere la cascata Selfoss****. In auto abbiamo proseguito per altri 10 min poi una breve deviazione di sterrata in 5 min a piedi ci ha portato alla cascata Hafragilsfoss** inserita in un bellissimo canyon***. 

Ritornati sulla Ring Road, abbiamo deviato a destra sulla 863 per visitare un'altra area geotermica. Lungo la strada infatti si attraversa la centrale* e più avanti, deviando a destra si trova il parcheggio del vulcano Krafla***. Siamo saliti sul bordo del cratere camminando sul lato destro. C'è un lago al centro del cratere. Bel panorama intorno. A poca distanza, una deviazione a sinistra porta al parcheggio Leirhnjukur****, una vasta area di lava con getti di vapore e piscine ribollenti. Il paesaggio è straordinario. Abbiamo fatto una lunga camminata nella lava fumante. I due parcheggi hanno un unico pagamento. Ritornati sulla Ring Road dopo 1 km abbiamo deviato a sinistra per visitare la solfatara Námafjall Hverir****. Parking molto caro ma luogo indimenticabile. Superato il Lago Mývatn, abbiamo proseguito per la 87 fino a Husavik. Il Dimond Cottage, molto bello, si trova in un luogo molto isolato, a Laxamyri, circondato da distese di lava, vicino all'aeroporto. È difficile da trovare. Cena e notte. 

Sabato 30 agosto: abbiamo dedicato parte della mattina alla visita di Husavik, un piccolo porto con alcuni negozi. Alle 12.00 abbiamo raggiunto l'agenzia per la gita in gommone della durata di 2 ore per l'avvistamento delle balene****. Dopo l'adeguata vestizione siamo partiti sotto una pioggia battente che ha creato enormi difficoltà fotografiche. Lo sforzo è stato compensato da numerosi avvistamenti. Abbiamo pranzato con modesto fish & chips e di seguito abbiamo visitato il museo della balena* con uno sconto grazie al biglietto della gita. Dopo gli acquisti al supermercato, siamo rientrati in appartamento alle 17.30. Cena in casa e notte al Dimond Cottage.

Domenica 31 agosto: dopo una colazione in camera, alle 8.30, siamo partiti per la cascata Godafoss***.  Dal parcheggio si raggiunge con poche centinaia di metri il lato dx e poi il lato sinistro. Proseguendo il percorso conviene evitare il lungo tunnel a pagamento deviando pochi km prima in direzione Laufas. Sul fiordo c'è un piccolo Museum* formato da 4 case col tetto di torba e una piccola chiesa con cimitero. Nelle casette ci sono arredi e attrezzi antichi ma non lo abbiamo visitato per scarso interesse e il costo elevato: 18€! Akureyr, pur essendo la 2° città dell'Islanda è risultata alquanto deludente. C'è una chiesa moderna ed una via pedonale di 200 mt. Pranzo in pasticceria. Hofsos** è invece un antico porto molto carino. All'ingresso da un belvedere si scende fino al mare con una grandinata per ammirare una scogliera di colonne di basalto**. Belle anche le case nere sul porto.

Abbiamo seguito la strada 75 che costeggia il mare fermandoci a fotografare i cavalli con le lunghe criniere, presenti in tutta l'Islanda. Abbiamo fatto sosta al Glaumbær Turf Farm & Museum*, la ricostruzione di villaggio vichingo con case con tetto di torba. Abbiamo visitato l'esterno mentre l'Interno era a pagamento. Un'altra breve sosta è stata la Víðimýri Turf Church*, un'antica chiesa con tetto di torba e legno nero con a fianco un piccolo cimitero. È una breve deviazione dalla Ring Road. Era chiusa. Ci siamo sistemati a Blonduos nel Kiljan Apartment & Rooms e abbiamo cenato nell'appartamento.

Lunedì 1 settembre: finalmente ci siamo risvegliati trovando il sole. Abbiamo seguito la Ring Road per alcuni chilometri poi abbiamo deviato per la 711, una buona sterrata di 30 km che ci ha portato fino ai faraglioni di Hvítserkur**. Dal parcheggio in 5 min a piedi si arriva ad un belvedere per veduta dall'alto. È possibile scendere alla spiaggia attraverso una ripida spaccatura. 

Tornati sulla Ring Road, abbiamo trovato una deviazione che ci ha permesso in un breve percorso di sterrata di raggiungere il Kolugljúfur Canyon con bella cascata***. Il luogo è poco conosciuto e poco battuto dal turismo. Dal parcheggio, attraverso dei piccoli sentieri tra le rocce, si raggiungono ottimi punti di visuale sulla cascata e poi si può attraversare un ponte che raggiunge l'altro lato del Canyon e che permette una visione più ravvicinata e più ampia. Ritornati sulla Ring Road, abbiamo deviato sulla strada 68 verso Holmavik. La strada è asfaltata solo nel primo tratto poi diventa una discreta sterrata. Si tratta di un piccolo porto. Abbiamo fatto una interessante visita al museo della stregoneria*. Ingresso 9€. Qui abbiamo trovato il caffè espresso più economico dell'Islanda a 2,5€, buono. Percorrendo un ulteriore strada sterrata siamo arrivati al Hvammur cottage, bello, con camere piccole ma fornito di hot tube privata con acqua a 42°. Cena con merluzzo e purè. Durante la notte ci siamo alzati più volte nella speranza di vedere l'aurora boreale ma senza successo.

Martedì 2 settembre: a tre km dal cottage si trova The Sorcerer's Chair*, la sedia dello stregone. In tutto questo territorio sono fiorite varie leggende e storie di stregoneria. È stata ricostruita l'abitazione dello stregone, un basso edificio con il tetto di torba nel quale si ascoltano voci e suoni suggestivi. L’ingresso è gratuito ed è possibile arrivarci dal retro dell'Hotel Laugarholl. A 2 km si trova la cascata di Godafoss in un bel canyon, raggiungibile in 5 minuti a piedi. Non è un gran ché. Abbiamo proseguito per la strada 61 che attraversa questa penisola e si porta su un primo fiordo. Sulla strada c'è il piccolo castello inizi '900 Arngerðareyri Kastalinn. Abbiamo fatto sosta per una foto e più avanti un’altra sosta per vedere dalla strada la cascata Gervidalsárfoss. Dal ponte che attraversa il fiordo abbiamo potuto fotografare due foche.

La strada 61 costeggia il fiordo. Abbiamo sostato al ritrovo Litlibær** in una casa tradizionale, ora adibita a bar. Visitata la casa ben arredata ci siamo concessi un ottimo waffle con marmellata e panna. Cento mt dopo abbiamo effettuato una sosta al Seal Lookout. Dalla strada, sulle rive del fiordo, si avvistano numerose foche***. È possibile avvicinarle con una breve passeggiata tra i sassi. Più avanti abbiamo fatto sosta al belvedere West Fjords Viewpoint. Non abbiamo visitato la cascata Valagil Waterfall perché si raggiunge con un lungo sentiero. Sudavik è un porto caratteristico. Una curiosità è il museo della volpe artica che peraltro non abbiamo visitato. All'esterno, in una gabbia ci sono due piccole volpi artiche. 

Ci siamo sistemati in un modesto appartamento a Isafiordur, costituito da un una camera da letto / angolo cottura e una “piccionaia” raggiungibile con una scaletta con l’altro letto matrimoniale. Avendo un po' di tempo a disposizione, ci siamo diretti a nord verso Bolungarvik, attraversando una lunga galleria di 5 km. Prima del paese abbiamo visitato il museo marittimo Ósvör Maritime Museum, tre edifici con tetto di torba con antichi attrezzi dei pescatori. Lungo sterrata si poteva raggiungere il punto panoramico Bolafjall Útsýnispallur ma abbiamo rinunciato per la nebbia. Siamo ritornati a Isafiordur e abbiamo visitato il piccolo villaggio con case colorate di lamiera ondulata, un marciapiede arcobaleno, Rainbow Path e un porticciolo. Dopo una sosta al supermercato, abbiamo cenato in casa.

Mercoledì 3 settembre: lasciato Isafiordur alle 8.30 abbiamo percorso la strada 60 attraversando una galleria di 6 km e abbiamo deviato verso Flateyri, un piccolo porto. Abbiamo visitato un'antica libreria di fine 800 con arredi, Gamla Bókabúðin, pagando un ingresso di 5€. Ci sono case decorate con murales di uccelli. Sulla strada del rientro è possibile vedere i resti di un ex impianto di estrazione del grasso di balena risalente all'epoca dei balenieri, Strompurinn.

Ripresa la 60, dopo poco abbiamo deviato sulla 622 e fatto tappa a Pingeyri, un porto con un caratteristico store, Simbahöllin. Poco distante si può salire verso la montagna Sandafell Mountain per avere una veduta delle vallate. Continuando sulla strada 60, abbiamo fatto sosta alle cascate Dynjandi****, una serie di 5 cascate veramente stupenda, tra le più belle viste in Islanda. Dal parcheggio si sale per sentiero ripido lungo circa 300 mt. Ogni cascata ha un punto panoramico. L'ultima cascata è la più clamorosa Hæstahjallafoss****. Abbiamo pranzato su tavoli da pik-nik. Dopo pochi km abbiamo fatto una deviazione verso ovest sulla 63 per raggiungere altri luoghi particolari. Il primo di questi è stata la piscina Reykjafjarðarlaug Hot Pool, una piscina in muratura, gratuita, animata da una quantità di turiste tedesche che sguazzavano nell'acqua calda. Accanto a questa, c'è una piccola pozza naturale con acqua calda dove si può fare il bagno. Lungo la 63, dopo poco si incontra la cascata Fossfjörður, sulla strada. Più avanti, sulla spiaggia c'è un vecchio trattore abbandonato, Alte Kettenraupe adatto per fare qualche foto.

Nei pressi di Patrekfjordur, la 63 diventa 62. Più avanti abbiamo deviato sulla 612, una sterrata poi ancora una deviazione sulla 614 pure questa sterrata che, con un percorso abbastanza impervio, ci ha condotto fino alla spiaggia Rauðisandur Beach***. Prima di arrivare alla spiaggia abbiamo deviato sulla sinistra seguendo le indicazioni del campeggio Melanes in un luogo estremamente isolato. Il custode, di Brescia, ci ha spiegato che quando c'è la bassa marea, con orari diversi in base alla giornata, sulla spiaggia si trova una grande colonia di 300 foche. Siamo tornati al West Hotel di Patrekfjordur in camera uso famiglia con due letti a castello. Abbiamo cenato con un'enorme pizza al ristorante Sjoppan Patró, presso il distributore di benzina.

Giovedì 4 settembre: purtroppo un'altra giornata di maltempo con fine pioggia. Dopo l'abbondante colazione, abbiamo deciso di tornare alla spiaggia Rauðisandur per arrivare dal campeggio Melanes alla spiaggia delle foche. Una tregua della pioggia ci ha consentito belle foto della laguna dall'alto della strada. Dal campeggio, camminando a piedi sulla sabbia della bassa marea per 2-3 km siamo arrivati nei pressi della spiaggia delle foche. Le foche sono di là dal fiume pertanto abbastanza lontane. Bellissimo paesaggio. 

Ritornati sul 612 abbiamo continuato verso il promontorio Látrabjarg. Poco più avanti si trova la rinomata spiaggia d'oro, Golden Beach**, molto bella dall'alto. Una piccola deviazione ci ha permesso di sostare nei pressi dei resti di due velivoli americani. C'è annesso un bar e un museo di oggetti dei marinai. Finalmente siamo arrivati al promontorio Látrabjarg** il punto più ad ovest dell'Europa. Dall'alto della scogliera il panorama è davvero notevole. Si raggiunge un faro e poi un sentiero porta nel punto più alto. Numerosissimi uccelli ma non i puffin perché sono già migrati. Sulla strada del ritorno abbiamo fatto sosta al relitto del peschereccio Garðar**. Si tratta di un peschereccio abbandonato sulla spiaggia, molto interessante dal punto di vista fotografico. Abbiamo ripreso la strada 62, procedendo verso Brjanslaekur, il luogo d'imbarco per il traghetto verso sud. Lungo la strada, una breve sosta alle piscine Krosslaug hot spring. Modesto. Alle 17.30 ci siamo imbarcati senza particolari formalità per il porto di Stikkisholmur che abbiamo raggiunto in 2 ore e mezzo. L'attraversamento del fiordo con il traghetto permette di evitare un lunghissimo itinerario stradale. L’Hotel Stundarfridur è distante 14 km dall'abitato. Avevamo a disposizione due camere in un Cottage dove è possibile mangiare liberamente nella hall. 

Venerdì 5 settembre: abbiamo dedicato tutta la giornata alla visita della penisola Snaelfoss. Si percorre la strada 54 e una prima tappa è costituita dal Monte Kirkjufell rinomato perché ha una strana forma a punta e perché proprio di fronte c'è la cascata Kirkjufellsfoss**. Il parcheggio consente di visitare la cascata sia dal basso che dall'alto utilizzando un breve sentiero. Lungo la strada 54 sono molto belli gli scorci del ghiacciaio Snæfellsjökull**. Abbiamo deviato sulla 574 e poi sulla 579 che costeggia il mare. Abbiamo fatto una sosta alla Skardsvik Beach***, bella, con sabbia dorata e faraglioni. La 579 diventa una sterrata e procede direttamente verso il mare fino ad un bivio. La deviazione verso destra conduce ad un piccolo faro. Lungo il sentiero abbiamo incontrato casualmente una volpe artica che si è fatta facilmente fotografare. Arrivati al faro, a piedi abbiamo raggiunto una bellissima scogliera dove erano annidati numerosi uccelli.Deviando dal bivio verso sinistra abbiamo raggiunto un altro faro più grande del precedente, situato su un'altra scogliera con tantissimi uccelli.

Ritornati sulla strada asfaltata ci siamo diretti verso sud sostando nei pressi di un piccolo cratere Saxholl**, dal parcheggio si sale sul lato del cratere con una facile scala di ferro e si arriva sul bordo del cratere potendo così fotografare la cavità e il paesaggio intorno. Ad alcune decine di km più a sud, abbiamo fatto una deviazione verso la spiaggia Djupalonssandur***.  Dal parcheggio parte un sentiero che segue un percorso tra scogliere di lava. Sul lato destro si trovano due piccole lagune con i frammenti arrugginiti di un peschereccio. Sulla spiaggia e nell'acqua ci sono altissimo faraglioni di lava ad arco. Continuando sulla 574 ci siamo fermati a Arnastapi. Dal parcheggio abbiamo potuto fotografare un nuovo arcobaleno. Da lì a piedi, superato uno strano monumento ai troll, siamo arrivati ad un belvedere da cui è possibile vedere grandi faraglioni a doppio arco. Uno spettacolo. Alcuni giapponesi hanno fatto volare ben quattro droni contemporaneamente. Sosta x rifornimenti a Borgarnes e arrivo al Reykjavik 4 You Apartment Hotel alle 19.30. Si tratta di un appartamento più che dignitoso costituito da un grande soggiorno angolo cottura e da due camere da letto una matrimoniale e un'altra abbastanza sacrificata. È situato proprio nel centro della città con la possibilità di raggiungere a piedi le aree più interessanti. Cena nell'appartamento e notte.

Sabato 6 settembre: abbiamo dedicato la giornata alla visita del cosiddetto Cerchio d'Oro, un itinerario d'obbligo per tutti coloro che viaggiano in Islanda. Siamo partiti con un modesto sole che si è mantenuto per metà giornata. La prima tappa è stata il parco nazionale Pingvellir (Thingvellir), patrimonio UNESCO dell'umanità. Qui, a differenza del Nord, è tutto molto organizzato. C'è un enorme visitor center e un grandissimo parcheggio che risponde alle esigenze di una quantità enorme di turisti. Il sito infatti è estremamente frequentato perché abbastanza vicino alla capitale. Una mappa descrive alcuni itinerari che si possono percorrere a piedi, per chi ha il passo lungo. In alternativa i luoghi strategici si possono raggiungere spostandosi con l'auto visto che il parcheggio ha un unico pedaggio per tutto il parco nazionale.  La visita inizia da una terrazza panoramica che permette di scendere nella faglia tettonica che separa le placche tettoniche europea e nordamericana (si allarga di 2 cm all'anno) ed è un canyon denominato Fessura di Thingvellir**, tanto suggestivo quanto affollato.  In poche centinaia di metri si arriva fino alla Roccia di Law (Lögberg), dove nel 900 d.C. si riuniva il primo Parlamento della popolazione islandese. Recuperata l'auto ci siamo spostati al di là della faglia in un altro parcheggio prospiciente alla cascata Öxarárfoss**. Poco più avanti, da un terzo parcheggio siamo arrivati nei pressi della Fessura di Silfra**, un'ulteriore spaccatura tettonica dove scorre l'acqua e dove è possibile fare immersioni subacquee guidate con le attrezzature fornite sul posto.

La strada prosegue per alcune decine di chilometri e arriva nella rinomata zona dei Geyser, un'area geotermica molto attiva la cui attrazione più nota è lo Strokkur Geyser***, che si attiva ogni 5-6 minuti creando un grande spettacolo. In realtà abbiamo assistito anche a due eruzioni a distanza di un minuto l'una dall'altra. Seguendo il percorso delle passerelle si arriva al Geysir Hot Spring**, un geyser particolarmente fumante ma inattivo e accanto a questo la pool Blesi** una pozza particolarmente fumante nella quale continuamente ribolle l'acqua. Tutto il terreno ha assunto colori molto variegati e qua e là sono presenti emissioni di vapori in abbondanza. Abbiamo assistito a numerose eruzioni assieme ovviamente ad una folla di turisti. Ritornati all'auto ha cominciato a piovere a dirotto. Abbiamo proseguito verso est per alcuni chilometri per raggiungere l'ultima meta del circolo d'oro cioè la cascata Gullfoss****. È denominata Cascata d'Oro. È la più grande dell'isola e la più maestosa. Per fortuna al nostro arrivo ha smesso di piovere e ci siamo incamminati lungo il sentiero che scende fino al primo belvedere. È molto ampia e veramente grandiosa e potentissima. Fotografie a non finire. Seguendo la passerella abbiamo raggiunto il secondo belvedere che si affaccia all'inizio della cascata. Durante il tragitto è uscito il sole che ci ha regalato un meraviglioso arcobaleno sulla cascata.

Siamo ritornati al nostro appartamento e abbiamo cenato presto. Dopo cena, con l'auto, abbiamo raggiunto il promontorio di Reykjavik perché alle 21:00 c'era un'alta probabilità di vedere l'aurora boreale. Abbiamo parcheggiato nella zona sud della penisola, sulla scogliera nei pressi del campo da golf, considerata poco affollata. Ottima posizione ma purtroppo l'aurora non si è fatta vedere per cui, dopo aver fotografato il tramonto e lo skyline notturno della città, siamo rientrati. Abbiamo sostato nei pressi della cattedrale moderna Hallgrímskirkja che di notte risulta molto bella grazie all'illuminazione***. 

Domenica 7 settembre: clima pessimo con pioggia e vento forte, gelido. Abbiamo sistemato l'auto nel parcheggio gratuito del Whale watching e di lì siamo andati alla sala concerti e centro congressi Harpa**, una struttura moderna con esterno in vetro e acciaio a nido d'ape. L'interno si visita solo in parte. Ci siamo poi diretti verso il centro, percorrendo varie strade pedonali fino al lago su cui si affaccia il municipio, la cattedrale e la chiesa luterana. Case d'epoca si alternano a edifici moderni senza una logica particolare. Abbiamo curiosato in pub, librerie, negozi caratteristici*. Recuperata l'auto, abbiamo fatto tappa al Pufa, installazione artistica. Una collinetta come un panettone con sopra un piccolo edificio. Di seguito siamo andati al faro, visto da lontano per la pioggia. Dopo una sosta per un hamburger, ci siamo diretti al Perlan****, il museo di storia naturale, situato nella periferia sud. È una struttura circolare con una grande cupola, suddivisa in alcuni piani nei quali sono proposti i vari temi che caratterizzano la natura in Islanda: gli animali, l'acqua con cascate e l’energia geotermica, i vulcani, l'aurora boreale. Oltre alle belle installazioni interattive*, offre un percorso tridimensionale all'interno di un vulcano****, un breve percorso nelle grotte di ghiaccio, uno spettacolo a 360 gradi dedicato all'aurora boreale**, alcuni filmati didattici sulla faglia e la deriva dei continenti con riprese dal drone***. Dalla terrazza panoramica rotante all'ultimo piano si vede la città in lontananza. Siamo ritornati all'appartamento per la cena e la notte. 

Lunedì 8 settembre: finalmente una giornata con un clima un po' più gradevole con alternanza tra sole e nubi. Con un percorso di un centinaio di chilometri siamo ritornati verso nord-est fino a Deildartunguhver** una piccola area geotermica caratterizzata da sorgenti di acqua ribollente che sgorga dalla terra a 190°. Accanto a quest'area c'è una spa a pagamento, numerose serre per la coltivazione di ortaggi e una serie di canalizzazioni per convogliare l'acqua bollente e i vapori. La strada prosegue per un'altra decina di chilometri fino alle cascate di Hraunfossar**, non particolarmente clamorose ma caratteristiche perché l'acqua sgorga direttamente dalla lava. Di qui il sentiero conduce ad un'altra cascata molto bella, Barnafoss***, spettacolare perché i vari livelli d'acqua passano attraverso uno stretto e tortuoso canyon di lava. 

Ritornati a Reykjavik ci siamo fermati nella periferia sud per visitare il museo Árbær Open Air**. In un esteso parco sono stati sistemati numerosi edifici storici dell'Ottocento che si possono visitare. Antiche case di notabili, di artigiani, una fattoria, una stalla, la chiesa, la scuola, con mobili e arredi dell'epoca. Uno degli edifici propone anche una ricostruzione storica della vita sociale e politica in Islanda dall'ottocento ai tempi odierni. Ritornati in centro, abbiamo parcheggiato accanto alla cattedrale Hallgrímskirkja che di giorno è decisamente meno spettacolare. L'interno è spoglio e l'unico elemento di rilievo è costituito dal grandioso organo. 

Abbiamo passeggiato nel quartiere prospiciente, chiuso al traffico, con negozi, ristoranti, pub molto caratteristici. Inevitabile la foto alla Rainbow Street, una pavimentazione stradale arcobaleno. Ci siamo soffermati a cercare murales caratteristici, citati in Google Maps. Recuperata l'auto, siamo scesi verso il lungomare per vedere il Sun Voyager**, una barca stilizzata in acciaio. Dopo la spesa al market, siamo ritornati all'appartamento per la cena.

Martedì 9 settembre: avevamo prenotato i biglietti per la Blue Lagoon**** che dista circa 50 km verso sud. Lungo la strada sono evidenti gli ammassi di lava dell'ultima eruzione del 2024 che a volte occupano parte delle precedenti strade. C'è il divieto di fermarsi lungo la strada per fare foto. Intorno alla laguna e al parcheggio stanno costruendo altissime barriere per impedire l'afflusso di lava in eventuali prossime eruzioni. Nei pressi del parcheggio alcuni laghetti contengono blocchi di lava.

L'ambiente è super organizzato, con spogliatoi, docce, caffè, ristorante, zone relax. L'acqua ha una temperatura variabile dai 38 ai 40° ed è bianca per il notevole contenuto di sali di calcio. Le grandi vasche sono circondate da blocchi di lava e collegate da passerelle e piccoli ponti. Ci sono alcune grotte di vapore ed una grotta per la sauna con calore ottenuto dalla lava incandescente. C'è un bar per un drink nell'acqua e un chiosco che distribuisce crema al calcio per maschere facciali. Siamo rimasti nell'acqua dalle 10.00 alle 15.00, con brevi interruzioni per relax e foto dalle passerelle. 

Usciti dalla laguna, ci siamo diretti a sud sulla 43 e, superato Grindavik, sulla 427 e poi la 42. Lungo questo tratto, circondato dalla lava, ci si può fermare all'area geotermica di Seltún** che si percorre mediante passerelle. Belle anche le vedute sul lago nel tratto successivo. Ritornati all'appartamento abbiamo preparato le valigie e poi siamo andati a cena al ristorante Reykjavík Fish Restaurant dove ho assaggiato il tradizionale Plokkari, un purè di pesce con un pezzo di pane. 

Mercoledì 10 settembre: restituita l'auto al Lava rental car, la navetta ci ha portati all'aeroporto di Keflavik, per il decollo previsto per le 10.30. Abbiamo percorso poco più di 4100 km, con numerosi tratti di sterrata. Ha sempre guidato Franco. Nessun imprevisto.

 

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