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Sabato 23 agosto: Monica ci ha accompagnato alla stazione di
Cividale e in treno, dopo un cambio alla stazione centrale di
Bologna, con lo shuttle siamo arrivati all'aeroporto dove ci
attendevano Franco e Teresa. La SAS ci ha regalato alcuni fastidi
sul peso del bagaglio ma il viaggio è stato regolare, con uno scalo
a Copenaghen.
A Keflavik, l'aeroporto internazionale di Reykjavik, recuperati i
bagagli, abbiamo trovato una fitta pioggia che ha creato non poche
difficoltà, visto che era l'una di notte, ora italiana, e dovevamo
recuperare un taxi per farci accompagnare all'hotel ABC. Con un po'
di fortuna Franco lo ha trovato rapidamente. L'hotel si è dimostrato
pessimo. Di notte non c'è la reception e si accede alle stanze
attraverso il codice numerico fornito tramite email alla
prenotazione. Non essendoci l'ascensore abbiamo dovuto trascinare i
bagagli per le scale. Stanze ultra minimaliste e piccolissime. Tutto
questo a un prezzo molto salato.
Domenica 24 agosto: abbiamo richiesto telefonicamente un taxi
e dopo una discreta attesa siamo andati all'agenzia Lava per
ritirare l'auto prenotata, una Nissan RAV4. Abbiamo sostato in un
supermercato per i rifornimenti alimentari ed è iniziato il nostro
viaggio. La prima tappa è stata a Hveradalir***, una piccola area
geotermica con piscine ribollenti, violenti getti di vapore caldo ed
esalazioni di nubi di zolfo. Una deviazione di mezzo chilometro
porta al parcheggio e da lì parte il percorso su passerelle tra i
soffioni. Passando di lì è sicuramente una tappa molto interessante
e dà un'idea dell'energia geotermica caratteristica dell'Islanda.
Proseguendo per la Ring Road, nazionale 1, siamo arrivati a
Hverargerdi nota per un altro parco geotermico con alcuni piccoli
geyser (che non abbiamo visitato per gli orari di chiusura
domenicale). Di qui parte una strada verso nord che conduce al
parcheggio delle sorgenti calde di Reykjadalur* (a pagamento come la
maggior parte dei parcheggi in Islanda - utilizzare per il pagamento
l'app Parka). Dal parcheggio parte un sentiero totalmente in salita,
impegnativo soprattutto nella prima parte, per chi non è allenato.
Si sale per un'ora e mezza. Lungo la strada si possono fotografare
alcuni soffioni di aria calda all'inizio e poi una bella cascata.
Parlano di panorami molto belli ma non abbiamo potuto apprezzarli
per la nebbia che man mano è scesa. Le sorgenti calde sono una vera
delusione. Un torrentello e una piccola piscinetta naturale in cui
si immerge una folla di persone. Gli spogliatoi sono un muro di
cemento per ripararsi dal vento. Poco dopo l'arrivo, ha cominciato a
piovere forte ed è discesa ancora di più la nebbia per cui siamo
ritornati al parcheggio.
Selfoss è un villaggio insignificante con grandi progetti di
recupero di vecchie strutture. C'è una graziosa piazzetta adiacente
ad un bel ristorante super affollato, ricavato da un antico
magazzino. Abbiamo cenato al Tommy's Burger, specializzato in
hamburger e ci siamo sistemati alla Lambastadir Guesthouse per la
notte. Stanze piccole e inadeguate ma un’abbondante prima
colazione.
Lunedì 25 agosto: da Selfoss abbiamo seguito la 35 verso nord
e dopo pochi chilometri abbiamo visitato il cratere Kerið***. Dal
parcheggio a pagamento si sale in 5 minuti sul bordo del cratere. È
una località molto interessante e facilmente raggiungibile. È
possibile percorrere a piedi tutto il bordo del cratere e scendere
in basso fino al lago. Ritornati sulla ring Road abbiamo proseguito
fino alle cascate Seljalandsfoss****. Si trovano a pochi minuti dal
parcheggio. Un piccolo sentiero permette di passare dietro la
cascata e ammirare lo scroscio dell'acqua. Consigliabile una
mantella da pioggia perché inevitabilmente ci si bagna. A poche
decine di chilometri una sosta d'obbligo è costituita dalla cascata
Skógafoss****. Questa e la precedente sono tra le più note
dell'Islanda. Anche in questo caso la cascata si trova poco dopo il
parcheggio. A brevissima distanza una piccola deviazione porta al
parcheggio della cascata Kvernufoss****. È meno frequentata delle
precedenti ma altrettanto bella. Dal parcheggio si percorre il
facile sentiero lungo un canyon molto suggestivo per una decina di
minuti. È possibile salire tra i sassi e arrivare dietro alla
cascata. Di lato al parcheggio c'è lo Skógar Museum, una
ricostruzione di villaggio vichingo con oggetti e attrezzi
caratteristici. Abbiamo solo fotografato le casette all'esterno.
Proseguendo sul ring Road, è ben identificabile sulla destra un
grande parcheggio che costituisce il punto di partenza per arrivare
sulla spiaggia e vedere il relitto dell'aereo. La località è
denominata Solheimasandur Plane Wreck. È disponibile un servizio di
pullman al costo di €20 oppure si può andare a piedi calcolando
circa un'ora andare e un'ora tornare. Abbiamo rinunciato per il
progressivo peggioramento meteorologico, con fitta pioggia e
fortissimo vento e abbiamo proseguito per alcuni chilometri fino
alla deviazione che sale al Faro di Dyrhólaey****. Sistemata l'auto
nel parcheggio, abbiamo raggiunto i vari punti di veduta situati
intorno al faro. Giusto il tempo per scattare alcune foto poi è
arrivata una tempesta d'acqua con raffiche di vento a 90 km orari.
Dall'alto del promontorio si vede da lato destro la spiaggia nera
Dyrhólaey Beach**, dal punto più vicino al faro si può fotografare
l'enorme promontorio con l'arco naturale Kap Dyrholaey (Arco di
pietra)**** e dietro questo il faraglione dell'Elefante, mentre dal
parcheggio, sul lato sinistro si vedono in lontananza i faraglioni
della Reynisfjara Beach. Purtroppo il nubifragio ha impedito di
godere dei notevoli paesaggi.
Ritornati sul ring Road, poco più avanti, è possibile deviare sulla
215 e, dopo pochissimi km, c'è il parcheggio della Reynisfjara
Beach****, una delle spiagge più famose dell'Islanda. La sabbia è
nera e, da un lato, la roccia a picco è formata da alte colonne di
basalto con a fianco la Grotta di Halsanefsheller, una piccola
caverna. I faraglioni più famosi dell'Islanda sono abbastanza vicini
alla spiaggia. Onde gigantesche, pioggia battente e vento fortissimo
hanno guastato questa breve visita. Purtroppo il tempo non ci ha
aiutato. Proprio in quelle ore è arrivato il ciclone Erin con
diluvio e vento a 90 km orari. Abbiamo saputo che sulla costa sono
volate via alcune case.
Siamo ripartiti verso Vik, villaggio decisamente modesto, per
arrivare alla nota spiaggia nera, Vikurfjara***. Si raggiunge
attraversando il paese. Da qui si gode una bella veduta dei
faraglioni. Siamo ritornati poi verso ovest fino all'hotel Vestri
Pétursey, sistemandoci in un cottage veramente modesto con camere
piccolissime. Avendo la cucina a disposizione abbiamo terminato la
giornata con un ottimo piatto di maccheroni.
Martedì 26 agosto: proseguendo sulla Ring Road abbiamo
effettuato alcune brevi soste. Il Mossy Lava Fields* è una vasta
area dove la lava, ricoperta dal muschio, crea strane mammellonature
che si perdono nell'orizzonte. Le FossálarWaterfall** sono piccole
cascate impetuose create da un torrente. Dal Lómagnúpur Scenic Spot
è possibile fotografare il ghiacciaio in lontananza. Lo Skeiðará
Bridge Monument è un groviglio di ferro e cemento che rappresenta i
resti di un ponte distrutto dopo un'eruzione. Con una breve
deviazione su sterrata, siamo arrivati allo SvínafellsjökullGlacier****.
Dal parcheggio, un breve percorso conduce ad una favolosa laguna con
iceberg galleggianti proprio di fronte al ghiacciaio. Molto bella la
veduta dall'alto della collinetta ma conviene scendere fino alla
laguna e percorrere i sentieri più vicini agli iceberg. Un
bell'arcobaleno in regalo per noi.
Ripresa la Ring Road, abbiamo sostato al View point of Fjallsjökull
per una veduta da lontano del ghiacciaio. Non siamo andati fino al
parcheggio che dava la possibilità di vedere un'altra laguna del
ghiacciaio. Nel pomeriggio siamo arrivati a Jokulsarlon e abbiamo
parcheggiato seguendo le indicazioni del Jökulsárlón Glacier Lagoon
Boat Tours, un grande piazzale attrezzato subito dopo il ponte sulla
sinistra, il punto di partenza per le escursioni tra gli iceberg
nella laguna ai piedi del ghiacciaio. Già da qui si possono vedere
gli iceberg. Dal parcheggio a piedi si passa sotto il ponte e si
raggiunge la famosa Diamond Beach****. Sulla spiaggia nera sono
adagiati numerosi blocchi di ghiaccio, frammenti di iceberg portati
dal fiume e spinti sulla riva della onde del mare. Uno spettacolo
notevole. Abbiamo cenato e dormito nella casa gialla dell'Hali
Country Hotel, un bel complesso con un piccolo museo.
Mercoledì 27 agosto: dopo la prima colazione, siamo ritornati
alla Jökulsárlón Glacier Lagoon per la gita in gommone tra gli
iceberg***, prenotata a casa. Vengono fornite enormi tute super
imbottite e salvagente. È possibile anche un’escursione più breve su
un anfibio della 2° guerra. Il tempo come al solito non ci ha
aiutato perché il percorso di 1 ora e 1/2 si è svolto tra nebbia e
nuvole basse. Ugualmente molto suggestivo. Rientrati, siamo di nuovo
ritornati alla Diamond Beach ove abbiamo trovato blocchi di ghiaccio
diversi rispetto alla sera prima e molti pesci morti sulla spiaggia,
causa la mareggiata.
Ripresa la Ring Road, dopo una breve fermata sulla strada per
fotografare il ghiacciaio da lontano, siamo arrivati alla Glacier
World – Hoffell Guesthouse***, situata pochi km prima di Hofn su una
strada sterrata. Il nostro cottage era fornito di hot hub, una
struttura all'aperto formata da alcune vasche con acqua a varie
temperature, da 38° a 42°. Uno scenario notevole, in una landa
desolata con il ghiacciaio sullo sfondo. Inevitabile il bagno
nell’acqua calda. Al termine della sosta relax, siamo ripartiti
seguendo la sterrata per altri 10 km e siamo arrivati alla laguna di
fronte al ghiacciaio****, pure questa con iceberg. Molto belle le
brevi passeggiate per i sentieri laterali. Verso sera abbiamo
raggiunto il porto di Hofn, modesto, e abbiamo cenato al Kaffi
Hornid Restaurant con fish and chips.
Giovedì 28 agosto: dopo la prima colazione all'hotel, abbiamo
sostato a Hofn per un rifornimento viveri al supermercato Netto. A
breve distanza, 100 mt, abbiamo raggiunto un giardinetto sul mare,
con un'incredibile veduta di tutti i ghiacciai della costa
prospiciente***, grazie ad uno dei pochi momenti di sole. Il tempo è
ovviamente peggiorato. Un breve deviazione dalla Ring Road ci ha
condotto alla Hvalnes Nature Reserve Beach**, famosa per la spiaggia
di ciottoli e sassolini neri levigati. Molti cigni nella laguna.
Ancora una volta abbiamo avuto la fortuna di un bel arcobaleno. È
seguito un bel tratto di costa con rocce e faraglioni. C'erano vari
punti di sosta ma non ci siamo fermati per la nebbia e la pioggia.
Siamo arrivati a Djopivogur, a 1 km dalla Ring Road. Qui è
pubblicizzata una strada costeggiata da uova di granito, una specie
di opera artistica di scarso valore estetico. Abbiamo sostato nel
piccolo porto dove c'è un'antica costruzione, ora adibita a bar
museo. Sosta per torta e caffè. Superato Egilsstadir, sulla Ring
Road ci siamo fermati per vedere la cascata Rjúkandafoss***,
raggiungibile dal parcheggio gratuito in 5 minuti.
Dopo pochi km abbiamo percorso una lunga deviazione a sinistra,
sulla 923, in gran parte asfaltata. Occorre seguire le indicazioni
Grund, fino al parcheggio a pagamento. Da lì scendono varie scale in
metallo che portano ad alcuni punti di veduta sul Studlagil
Canyon*** che ha pareti di colonne di basalto. L'altro versante del
canyon si raggiungerebbe dopo un lungo percorso a piedi. Questo
secondo itinerario permetterebbe di scendere sul fondo del
Canyon. Raggiunto Seydisfjordur, ci siamo sistemati allo Studio
Apartments un monolocale molto sacrificato. Avendo la disponibilità
della cucina, ci siamo preparati la cena.
Venerdì 29 agosto: nonostante la pioggia e la nebbia, abbiamo
fatto una breve visita al paese che non è sembrato un granché. La
via principale, dipinta con colori arcobaleno, porta alla chiesa,
rigorosamente chiusa. Siamo ripartiti sulla ring Road facendo poi
una deviazione sulla 862 per raggiungere in 10 km la cascate
Dettilfos****. Il parcheggio è gratuito, con bagni pessimi. Un
sentiero attraversa una sassaia e in 15 min conduce ad uno spiazzo.
Di qui partono due sentieri che raggiungono due diversi belvedere
sulla cascata. Dallo spiazzo parte anche un terzo sentiero di 550
MT per raggiungere la cascata Selfoss****. In auto abbiamo
proseguito per altri 10 min poi una breve deviazione di sterrata in
5 min a piedi ci ha portato alla cascata Hafragilsfoss** inserita in
un bellissimo canyon***.
Ritornati sulla Ring Road, abbiamo deviato a destra sulla 863 per
visitare un'altra area geotermica. Lungo la strada infatti si
attraversa la centrale* e più avanti, deviando a destra si trova il
parcheggio del vulcano Krafla***. Siamo saliti sul bordo del cratere
camminando sul lato destro. C'è un lago al centro del cratere. Bel
panorama intorno. A poca distanza, una deviazione a sinistra porta
al parcheggio Leirhnjukur****, una vasta area di lava con getti di
vapore e piscine ribollenti. Il paesaggio è straordinario. Abbiamo
fatto una lunga camminata nella lava fumante. I due parcheggi hanno
un unico pagamento. Ritornati sulla Ring Road dopo 1 km abbiamo
deviato a sinistra per visitare la solfatara Námafjall Hverir****.
Parking molto caro ma luogo indimenticabile. Superato il Lago Mývatn,
abbiamo proseguito per la 87 fino a Husavik. Il Dimond Cottage,
molto bello, si trova in un luogo molto isolato, a Laxamyri,
circondato da distese di lava, vicino all'aeroporto. È difficile da
trovare. Cena e notte.
Sabato 30 agosto: abbiamo dedicato parte della mattina alla
visita di Husavik, un piccolo porto con alcuni negozi. Alle 12.00
abbiamo raggiunto l'agenzia per la gita in gommone della durata di 2
ore per l'avvistamento delle balene****. Dopo l'adeguata vestizione
siamo partiti sotto una pioggia battente che ha creato enormi
difficoltà fotografiche. Lo sforzo è stato compensato da numerosi
avvistamenti. Abbiamo pranzato con modesto fish & chips e di seguito
abbiamo visitato il museo della balena* con uno sconto grazie al
biglietto della gita. Dopo gli acquisti al supermercato, siamo
rientrati in appartamento alle 17.30. Cena in casa e notte al Dimond
Cottage.
Domenica 31 agosto: dopo una colazione in camera, alle 8.30,
siamo partiti per la cascata Godafoss***. Dal parcheggio si
raggiunge con poche centinaia di metri il lato dx e poi il lato
sinistro. Proseguendo il percorso conviene evitare il lungo tunnel a
pagamento deviando pochi km prima in direzione Laufas. Sul fiordo
c'è un piccolo Museum* formato da 4 case col tetto di torba e una
piccola chiesa con cimitero. Nelle casette ci sono arredi e attrezzi
antichi ma non lo abbiamo visitato per scarso interesse e il costo
elevato: 18€! Akureyr, pur essendo la 2° città dell'Islanda
è risultata alquanto deludente. C'è una chiesa moderna ed una via
pedonale di 200 mt. Pranzo in pasticceria. Hofsos** è invece un
antico porto molto carino. All'ingresso da un belvedere si scende
fino al mare con una grandinata per ammirare una scogliera di
colonne di basalto**. Belle anche le case nere sul porto.
Abbiamo seguito la strada 75 che costeggia il mare fermandoci a
fotografare i cavalli con le lunghe criniere, presenti in tutta
l'Islanda. Abbiamo fatto sosta al Glaumbær Turf Farm & Museum*, la
ricostruzione di villaggio vichingo con case con tetto di torba.
Abbiamo visitato l'esterno mentre l'Interno era a
pagamento. Un'altra breve sosta è stata la Víðimýri Turf Church*,
un'antica chiesa con tetto di torba e legno nero con a fianco un
piccolo cimitero. È una breve deviazione dalla Ring Road. Era
chiusa. Ci siamo sistemati a Blonduos nel Kiljan Apartment & Rooms e
abbiamo cenato nell'appartamento.
Lunedì 1 settembre: finalmente ci siamo risvegliati trovando
il sole. Abbiamo seguito la Ring Road per alcuni chilometri poi
abbiamo deviato per la 711, una buona sterrata di 30 km che ci ha
portato fino ai faraglioni di Hvítserkur**. Dal parcheggio in 5 min
a piedi si arriva ad un belvedere per veduta dall'alto. È possibile
scendere alla spiaggia attraverso una ripida spaccatura.
Tornati sulla Ring Road, abbiamo trovato una deviazione che ci ha
permesso in un breve percorso di sterrata di raggiungere il Kolugljúfur
Canyon con bella cascata***. Il luogo è poco conosciuto e poco
battuto dal turismo. Dal parcheggio, attraverso dei piccoli sentieri
tra le rocce, si raggiungono ottimi punti di visuale sulla cascata e
poi si può attraversare un ponte che raggiunge l'altro lato del
Canyon e che permette una visione più ravvicinata e più ampia.
Ritornati sulla Ring Road, abbiamo deviato sulla strada 68 verso
Holmavik. La strada è asfaltata solo nel primo tratto poi diventa
una discreta sterrata. Si tratta di un piccolo porto. Abbiamo fatto
una interessante visita al museo della stregoneria*. Ingresso 9€.
Qui abbiamo trovato il caffè espresso più economico dell'Islanda a
2,5€, buono. Percorrendo un ulteriore strada sterrata siamo arrivati
al Hvammur cottage, bello, con camere piccole ma fornito di hot tube
privata con acqua a 42°. Cena con merluzzo e purè. Durante la notte
ci siamo alzati più volte nella speranza di vedere l'aurora boreale
ma senza successo.
Martedì 2 settembre: a tre km dal cottage si trova The
Sorcerer's Chair*, la sedia dello stregone. In tutto questo
territorio sono fiorite varie leggende e storie di stregoneria. È
stata ricostruita l'abitazione dello stregone, un basso edificio con
il tetto di torba nel quale si ascoltano voci e suoni suggestivi.
L’ingresso è gratuito ed è possibile arrivarci dal retro dell'Hotel
Laugarholl. A 2 km si trova la cascata di Godafoss in un bel canyon,
raggiungibile in 5 minuti a piedi. Non è un gran ché. Abbiamo
proseguito per la strada 61 che attraversa questa penisola e si
porta su un primo fiordo. Sulla strada c'è il piccolo castello inizi
'900 Arngerðareyri Kastalinn. Abbiamo fatto sosta per una foto e più
avanti un’altra sosta per vedere dalla strada la cascata
Gervidalsárfoss. Dal ponte che attraversa il fiordo abbiamo potuto
fotografare due foche.
La strada 61 costeggia il fiordo. Abbiamo sostato al ritrovo
Litlibær** in una casa tradizionale, ora adibita a bar. Visitata la
casa ben arredata ci siamo concessi un ottimo waffle con marmellata
e panna. Cento mt dopo abbiamo effettuato una sosta al Seal Lookout.
Dalla strada, sulle rive del fiordo, si avvistano numerose foche***.
È possibile avvicinarle con una breve passeggiata tra i sassi. Più
avanti abbiamo fatto sosta al belvedere West Fjords Viewpoint. Non
abbiamo visitato la cascata Valagil Waterfall perché si raggiunge
con un lungo sentiero. Sudavik è un porto caratteristico. Una
curiosità è il museo della volpe artica che peraltro non abbiamo
visitato. All'esterno, in una gabbia ci sono due piccole volpi
artiche.
Ci siamo sistemati in un modesto appartamento a Isafiordur,
costituito da un una camera da letto / angolo cottura e una
“piccionaia” raggiungibile con una scaletta con l’altro letto
matrimoniale. Avendo un po' di tempo a disposizione, ci siamo
diretti a nord verso Bolungarvik, attraversando una lunga galleria
di 5 km. Prima del paese abbiamo visitato il museo marittimo Ósvör
Maritime Museum, tre edifici con tetto di torba con antichi attrezzi
dei pescatori. Lungo sterrata si poteva raggiungere il punto
panoramico Bolafjall Útsýnispallur ma abbiamo rinunciato per la
nebbia. Siamo ritornati a Isafiordur e abbiamo visitato il piccolo
villaggio con case colorate di lamiera ondulata, un marciapiede
arcobaleno, Rainbow Path e un porticciolo. Dopo una sosta al
supermercato, abbiamo cenato in casa.
Mercoledì 3 settembre: lasciato Isafiordur alle 8.30 abbiamo
percorso la strada 60 attraversando una galleria di 6 km e abbiamo
deviato verso Flateyri, un piccolo porto. Abbiamo visitato un'antica
libreria di fine 800 con arredi, Gamla Bókabúðin, pagando un
ingresso di 5€. Ci sono case decorate con murales di uccelli. Sulla
strada del rientro è possibile vedere i resti di un ex impianto di
estrazione del grasso di balena risalente all'epoca dei balenieri,
Strompurinn.
Ripresa la 60, dopo poco abbiamo deviato sulla 622 e fatto tappa a
Pingeyri, un porto con un caratteristico store, Simbahöllin. Poco
distante si può salire verso la montagna Sandafell Mountain per
avere una veduta delle vallate. Continuando sulla strada 60, abbiamo
fatto sosta alle cascate Dynjandi****, una serie di 5 cascate
veramente stupenda, tra le più belle viste in Islanda. Dal
parcheggio si sale per sentiero ripido lungo circa 300 mt. Ogni
cascata ha un punto panoramico. L'ultima cascata è la più clamorosa
Hæstahjallafoss****. Abbiamo pranzato su tavoli da pik-nik. Dopo
pochi km abbiamo fatto una deviazione verso ovest sulla 63 per
raggiungere altri luoghi particolari. Il primo di questi è stata la
piscina Reykjafjarðarlaug Hot Pool, una piscina in muratura,
gratuita, animata da una quantità di turiste tedesche che
sguazzavano nell'acqua calda. Accanto a questa, c'è una piccola
pozza naturale con acqua calda dove si può fare il bagno. Lungo la
63, dopo poco si incontra la cascata Fossfjörður, sulla strada. Più
avanti, sulla spiaggia c'è un vecchio trattore abbandonato, Alte
Kettenraupe adatto per fare qualche foto.
Nei pressi di Patrekfjordur, la 63 diventa 62. Più avanti abbiamo
deviato sulla 612, una sterrata poi ancora una deviazione sulla 614
pure questa sterrata che, con un percorso abbastanza impervio, ci ha
condotto fino alla spiaggia Rauðisandur Beach***. Prima di arrivare
alla spiaggia abbiamo deviato sulla sinistra seguendo le indicazioni
del campeggio Melanes in un luogo estremamente isolato. Il custode,
di Brescia, ci ha spiegato che quando c'è la bassa marea, con orari
diversi in base alla giornata, sulla spiaggia si trova una grande
colonia di 300 foche. Siamo tornati al West Hotel di Patrekfjordur
in camera uso famiglia con due letti a castello. Abbiamo cenato con
un'enorme pizza al ristorante Sjoppan Patró, presso il distributore
di benzina.
Giovedì 4 settembre: purtroppo un'altra giornata di maltempo
con fine pioggia. Dopo l'abbondante colazione, abbiamo deciso di
tornare alla spiaggia Rauðisandur per arrivare dal campeggio Melanes
alla spiaggia delle foche. Una tregua della pioggia ci ha consentito
belle foto della laguna dall'alto della strada. Dal campeggio,
camminando a piedi sulla sabbia della bassa marea per 2-3 km siamo
arrivati nei pressi della spiaggia delle foche. Le foche sono di là
dal fiume pertanto abbastanza lontane. Bellissimo paesaggio.
Ritornati sul 612 abbiamo continuato verso il promontorio Látrabjarg.
Poco più avanti si trova la rinomata spiaggia d'oro, Golden Beach**,
molto bella dall'alto. Una piccola deviazione ci ha permesso di
sostare nei pressi dei resti di due velivoli americani. C'è annesso
un bar e un museo di oggetti dei marinai. Finalmente siamo arrivati
al promontorio Látrabjarg** il punto più ad ovest dell'Europa.
Dall'alto della scogliera il panorama è davvero notevole. Si
raggiunge un faro e poi un sentiero porta nel punto più alto.
Numerosissimi uccelli ma non i puffin perché sono già migrati. Sulla
strada del ritorno abbiamo fatto sosta al relitto del peschereccio
Garðar**. Si tratta di un peschereccio abbandonato sulla spiaggia,
molto interessante dal punto di vista fotografico. Abbiamo ripreso
la strada 62, procedendo verso Brjanslaekur, il luogo d'imbarco per
il traghetto verso sud. Lungo la strada, una breve sosta alle
piscine Krosslaug hot spring. Modesto. Alle 17.30 ci siamo imbarcati
senza particolari formalità per il porto di Stikkisholmur che
abbiamo raggiunto in 2 ore e mezzo. L'attraversamento del fiordo con
il traghetto permette di evitare un lunghissimo itinerario stradale.
L’Hotel Stundarfridur è distante 14 km dall'abitato. Avevamo a
disposizione due camere in un Cottage dove è possibile mangiare
liberamente nella hall.
Venerdì 5 settembre: abbiamo dedicato tutta la giornata alla
visita della penisola Snaelfoss. Si percorre la strada 54 e una
prima tappa è costituita dal Monte Kirkjufell rinomato perché ha una
strana forma a punta e perché proprio di fronte c'è la cascata
Kirkjufellsfoss**. Il parcheggio consente di visitare la cascata sia
dal basso che dall'alto utilizzando un breve sentiero. Lungo la
strada 54 sono molto belli gli scorci del ghiacciaio Snæfellsjökull**.
Abbiamo deviato sulla 574 e poi sulla 579 che costeggia il mare.
Abbiamo fatto una sosta alla Skardsvik Beach***, bella, con sabbia
dorata e faraglioni. La 579 diventa una sterrata e procede
direttamente verso il mare fino ad un bivio. La deviazione verso
destra conduce ad un piccolo faro. Lungo il sentiero abbiamo
incontrato casualmente una volpe artica che si è fatta facilmente
fotografare. Arrivati al faro, a piedi abbiamo raggiunto una
bellissima scogliera dove erano annidati numerosi uccelli.Deviando
dal bivio verso sinistra abbiamo raggiunto un altro faro più grande
del precedente, situato su un'altra scogliera con tantissimi
uccelli.
Ritornati sulla strada asfaltata ci siamo diretti verso sud sostando
nei pressi di un piccolo cratere Saxholl**, dal parcheggio si sale
sul lato del cratere con una facile scala di ferro e si arriva sul
bordo del cratere potendo così fotografare la cavità e il paesaggio
intorno. Ad alcune decine di km più a sud, abbiamo fatto una
deviazione verso la spiaggia Djupalonssandur***. Dal parcheggio
parte un sentiero che segue un percorso tra scogliere di lava. Sul
lato destro si trovano due piccole lagune con i frammenti
arrugginiti di un peschereccio. Sulla spiaggia e nell'acqua ci sono
altissimo faraglioni di lava ad arco. Continuando sulla 574 ci siamo
fermati a Arnastapi. Dal parcheggio abbiamo potuto fotografare un
nuovo arcobaleno. Da lì a piedi, superato uno strano monumento ai
troll, siamo arrivati ad un belvedere da cui è possibile vedere
grandi faraglioni a doppio arco. Uno spettacolo. Alcuni giapponesi
hanno fatto volare ben quattro droni contemporaneamente. Sosta x
rifornimenti a Borgarnes e arrivo al Reykjavik 4 You Apartment Hotel
alle 19.30. Si tratta di un appartamento più che dignitoso
costituito da un grande soggiorno angolo cottura e da due camere da
letto una matrimoniale e un'altra abbastanza sacrificata. È situato
proprio nel centro della città con la possibilità di raggiungere a
piedi le aree più interessanti. Cena nell'appartamento e notte.
Sabato 6 settembre: abbiamo dedicato la giornata alla visita
del cosiddetto Cerchio d'Oro, un itinerario d'obbligo per tutti
coloro che viaggiano in Islanda. Siamo partiti con un modesto sole
che si è mantenuto per metà giornata. La prima tappa è stata il
parco nazionale Pingvellir (Thingvellir), patrimonio UNESCO
dell'umanità. Qui, a differenza del Nord, è tutto molto organizzato.
C'è un enorme visitor center e un grandissimo parcheggio che
risponde alle esigenze di una quantità enorme di turisti. Il sito
infatti è estremamente frequentato perché abbastanza vicino alla
capitale. Una mappa descrive alcuni itinerari che si possono
percorrere a piedi, per chi ha il passo lungo. In alternativa i
luoghi strategici si possono raggiungere spostandosi con l'auto
visto che il parcheggio ha un unico pedaggio per tutto il parco
nazionale. La visita inizia da una terrazza panoramica che permette
di scendere nella faglia tettonica che separa le placche tettoniche
europea e nordamericana (si allarga di 2 cm all'anno) ed è un canyon
denominato Fessura di Thingvellir**, tanto suggestivo quanto
affollato. In poche centinaia di metri si arriva fino alla Roccia
di Law (Lögberg), dove nel 900 d.C. si riuniva il primo Parlamento
della popolazione islandese. Recuperata l'auto ci siamo spostati al
di là della faglia in un altro parcheggio prospiciente alla cascata
Öxarárfoss**. Poco più avanti, da un terzo parcheggio siamo arrivati
nei pressi della Fessura di Silfra**, un'ulteriore spaccatura
tettonica dove scorre l'acqua e dove è possibile fare immersioni
subacquee guidate con le attrezzature fornite sul posto.
La strada prosegue per alcune decine di chilometri e arriva nella
rinomata zona dei Geyser, un'area geotermica molto attiva la cui
attrazione più nota è lo Strokkur Geyser***, che si attiva ogni 5-6
minuti creando un grande spettacolo. In realtà abbiamo assistito
anche a due eruzioni a distanza di un minuto l'una dall'altra.
Seguendo il percorso delle passerelle si arriva al Geysir Hot Spring**,
un geyser particolarmente fumante ma inattivo e accanto a questo la
pool Blesi** una pozza particolarmente fumante nella quale
continuamente ribolle l'acqua. Tutto il terreno ha assunto colori
molto variegati e qua e là sono presenti emissioni di vapori in
abbondanza. Abbiamo assistito a numerose eruzioni assieme ovviamente
ad una folla di turisti. Ritornati all'auto ha cominciato a piovere
a dirotto. Abbiamo proseguito verso est per alcuni chilometri per
raggiungere l'ultima meta del circolo d'oro cioè la cascata Gullfoss****.
È denominata Cascata d'Oro. È la più grande dell'isola e la più
maestosa. Per fortuna al nostro arrivo ha smesso di piovere e ci
siamo incamminati lungo il sentiero che scende fino al primo
belvedere. È molto ampia e veramente grandiosa e potentissima.
Fotografie a non finire. Seguendo la passerella abbiamo raggiunto il
secondo belvedere che si affaccia all'inizio della cascata. Durante
il tragitto è uscito il sole che ci ha regalato un meraviglioso
arcobaleno sulla cascata.
Siamo ritornati al nostro appartamento e abbiamo cenato presto. Dopo
cena, con l'auto, abbiamo raggiunto il promontorio di Reykjavik
perché alle 21:00 c'era un'alta probabilità di vedere l'aurora
boreale. Abbiamo parcheggiato nella zona sud della penisola, sulla
scogliera nei pressi del campo da golf, considerata poco affollata.
Ottima posizione ma purtroppo l'aurora non si è fatta vedere per
cui, dopo aver fotografato il tramonto e lo skyline notturno della
città, siamo rientrati. Abbiamo sostato nei pressi della cattedrale
moderna Hallgrímskirkja che di notte risulta molto bella grazie
all'illuminazione***.
Domenica 7 settembre: clima pessimo con pioggia e vento
forte, gelido. Abbiamo sistemato l'auto nel parcheggio gratuito del
Whale watching e di lì siamo andati alla sala concerti e centro
congressi Harpa**, una struttura moderna con esterno in vetro e
acciaio a nido d'ape. L'interno si visita solo in parte. Ci siamo
poi diretti verso il centro, percorrendo varie strade pedonali fino
al lago su cui si affaccia il municipio, la cattedrale e la chiesa
luterana. Case d'epoca si alternano a edifici moderni senza una
logica particolare. Abbiamo curiosato in pub, librerie, negozi
caratteristici*. Recuperata l'auto, abbiamo fatto tappa al Pufa,
installazione artistica. Una collinetta come un panettone con sopra
un piccolo edificio. Di seguito siamo andati al faro, visto da
lontano per la pioggia. Dopo una sosta per un hamburger, ci siamo
diretti al Perlan****, il museo di storia naturale, situato nella
periferia sud. È una struttura circolare con una grande cupola,
suddivisa in alcuni piani nei quali sono proposti i vari temi che
caratterizzano la natura in Islanda: gli animali, l'acqua con
cascate e l’energia geotermica, i vulcani, l'aurora boreale. Oltre
alle belle installazioni interattive*, offre un percorso
tridimensionale all'interno di un vulcano****, un breve percorso
nelle grotte di ghiaccio, uno spettacolo a 360 gradi dedicato
all'aurora boreale**, alcuni filmati didattici sulla faglia e la
deriva dei continenti con riprese dal drone***. Dalla terrazza
panoramica rotante all'ultimo piano si vede la città in
lontananza. Siamo ritornati all'appartamento per la cena e la
notte.
Lunedì 8 settembre: finalmente una giornata con un clima un
po' più gradevole con alternanza tra sole e nubi. Con un percorso di
un centinaio di chilometri siamo ritornati verso nord-est fino a
Deildartunguhver** una piccola area geotermica caratterizzata da
sorgenti di acqua ribollente che sgorga dalla terra a 190°. Accanto
a quest'area c'è una spa a pagamento, numerose serre per la
coltivazione di ortaggi e una serie di canalizzazioni per
convogliare l'acqua bollente e i vapori. La strada prosegue per
un'altra decina di chilometri fino alle cascate di Hraunfossar**, non
particolarmente clamorose ma caratteristiche perché l'acqua sgorga
direttamente dalla lava. Di qui il sentiero conduce ad un'altra
cascata molto bella, Barnafoss***, spettacolare perché i vari
livelli d'acqua passano attraverso uno stretto e tortuoso canyon di
lava.
Ritornati a Reykjavik ci siamo fermati nella periferia sud per
visitare il museo Árbær Open Air**. In un esteso parco sono stati
sistemati numerosi edifici storici dell'Ottocento che si possono
visitare. Antiche case di notabili, di artigiani, una fattoria, una
stalla, la chiesa, la scuola, con mobili e arredi dell'epoca. Uno
degli edifici propone anche una ricostruzione storica della vita
sociale e politica in Islanda dall'ottocento ai tempi odierni.
Ritornati in centro, abbiamo parcheggiato accanto alla cattedrale
Hallgrímskirkja che di giorno è decisamente meno spettacolare.
L'interno è spoglio e l'unico elemento di rilievo è costituito dal
grandioso organo.
Abbiamo passeggiato nel quartiere prospiciente, chiuso al traffico,
con negozi, ristoranti, pub molto caratteristici. Inevitabile la
foto alla Rainbow Street, una pavimentazione stradale arcobaleno. Ci
siamo soffermati a cercare murales caratteristici, citati in Google
Maps. Recuperata l'auto, siamo scesi verso il lungomare per vedere
il Sun Voyager**, una barca stilizzata in acciaio. Dopo la spesa al
market, siamo ritornati all'appartamento per la cena.
Martedì 9 settembre: avevamo prenotato i biglietti per la
Blue Lagoon**** che dista circa 50 km verso sud. Lungo la strada
sono evidenti gli ammassi di lava dell'ultima eruzione del 2024 che
a volte occupano parte delle precedenti strade. C'è il divieto di
fermarsi lungo la strada per fare foto. Intorno alla laguna e al
parcheggio stanno costruendo altissime barriere per impedire
l'afflusso di lava in eventuali prossime eruzioni. Nei pressi del
parcheggio alcuni laghetti contengono blocchi di lava.
L'ambiente è super organizzato, con spogliatoi, docce, caffè,
ristorante, zone relax. L'acqua ha una temperatura variabile dai 38
ai 40° ed è bianca per il notevole contenuto di sali di calcio. Le
grandi vasche sono circondate da blocchi di lava e collegate da
passerelle e piccoli ponti. Ci sono alcune grotte di vapore ed una
grotta per la sauna con calore ottenuto dalla lava
incandescente. C'è un bar per un drink nell'acqua e un chiosco che
distribuisce crema al calcio per maschere facciali. Siamo rimasti
nell'acqua dalle 10.00 alle 15.00, con brevi interruzioni per relax
e foto dalle passerelle.
Usciti dalla laguna, ci siamo diretti a sud sulla 43 e, superato
Grindavik, sulla 427 e poi la 42. Lungo questo tratto, circondato
dalla lava, ci si può fermare all'area geotermica di Seltún** che si
percorre mediante passerelle. Belle anche le vedute sul lago nel
tratto successivo. Ritornati all'appartamento abbiamo preparato le
valigie e poi siamo andati a cena al ristorante Reykjavík Fish
Restaurant dove ho assaggiato il tradizionale Plokkari, un purè di
pesce con un pezzo di pane.
Mercoledì 10 settembre: restituita l'auto al Lava rental car,
la navetta ci ha portati all'aeroporto di Keflavik, per il decollo
previsto per le 10.30. Abbiamo percorso poco più di 4100 km, con
numerosi tratti di sterrata. Ha sempre guidato Franco. Nessun
imprevisto.
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